Gli Ersu siciliani, la carenza di alloggi e le borse di studio Il progetto della Regione per il Pnrr vale 731 mln di euro

La ricerca di risorse esterne, le convenzioni con i privati e un’organizzazione capillare che preveda la collaborazione tra istituzioni e soggetti coinvolti. Sono i propositi degli Ersu siciliani per il nuovo anno accademico, utili a sopperire alle difficoltà riscontrate nell’erogazione delle borse di studio, nell’assegnazione degli alloggi, sempre più carenti, e nell’organizzazione amministrativa. Un piano di riforme, dunque, annunciato oggi nella sala Joe Petrosino della Casa del Goliardo-Hotel de France nel corso della Prima giornata del diritto allo studio universitario in Sicilia, per voce dell’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale Roberto Lagalla. A farla da padrone sono stati prima i ringraziamenti rivolti all’assessore, poi i sentimenti, espressi dallo stesso Lagalla, di onestà intellettuale e vicinanza agli studenti. «Perché – sostiene l’ex rettore dell’università di Palermo per il quale, peraltro, si vocifera di una sua probabile ricandidatura al vertice di Unipa -, agli studenti bisogna raccontare la verità». Ma gli annunci, in alcuni casi roboanti, non mancano. 

Nel mirino della Regione c’è il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che destina all’istruzione e alla ricerca oltre 30 miliardi di euro. Di cui undici sono riservati allo sviluppo della collaborazione tra il mondo della ricerca e quello imprenditoriale e 19 miliardi al potenziamento dell’offerta dei servizi all’istruzione. «Prima di ferragosto dovremo mandare la nostra proposta all’Ue – spiega Lagalla -, un progetto da 731 milioni di euro da investire in infrastrutture, edilizia universitaria e residenziale, nella tecnologia per la transizione digitale e nelle misure di contrasto alla povertà educativa». Di certo, prosegue l’assessore, «non riusciremo a ottenerli tutti, ma non potremo accontentarci di risorse inferiori rispetto a quelle attribuite dal Fse europeo 2014-2020». Per questo «il Pnrr è un treno che non possiamo perdere», chiosa Antonella Sciortino, rappresentante dei docenti universitari e ordinario al dipartimento di giurisprudenza di Unipa. «La prima misura è la residenzialità che – spiega Sciortino -, sebbene necessiti di alcune modifiche normative a livello nazionale, introduce la possibilità di investimenti privati in strutture residenziali in cambio dell’organizzazione e gestione dei campus universitari». Un sistema di partenariato pubblico-privato, dunque, che per essere incentivato ha bisogno di strumenti adeguati a superare gli ostacoli burocratici. «Il project financing – ovvero la tecnica di finanziamento a lungo termine di opere pubbliche o di pubblica utilità in cui il ristoro è garantito dai flussi di cassa previsti dalla attività di -, «permetterà di superare i colli di bottiglia di aumentare i beneficiari delle borse di studio e creare un sistema di welfare per gli studenti», è la posizione della docente di Unipa.

L’occasione è utile per annunciare la messa a disposizione di 30 posti letto alla casa del Goliardo, una delle residenze universitarie palermitane e prometterne ulteriori 90 che, secondo il presidente dell’Ersu di Palermo, Giuseppe di Miceli «contribuiranno a fare del capoluogo siciliano una città dell’accoglienza internazionale». Un obiettivo ancora lontano, per il conseguimento del quale «occorre investire nell’incremento del numero dei posti letto – precisa il componente del cda dell’Ersu di Palermo Emanuele Nasello -, riammodernare e mettere in sicurezza le residenze universitarie, riorganizzare e arruolare personale amministrativo qualificato». Circostanza, quest’ultima, sottolineata da più parti. Le difficoltà a recuperare l’efficenza dei sevizi abitativi non è prerogativa esclusiva dell’Ente per il diritto allo studio palermitano. 

A Catania, che nel 2020 ha assistito a una contrazione di 300 borse di studio rispetto all’anno precedente, in maniera non dissimile da quanto avvenuto negli altri atenei sebbene in misure diverse, la riduzione a dire dell’assessore Lagalla dipenderebbe dalla «distribuzione sproporzionata del Fondo integrativo statale (Fis) tra le Regioni». Che, però, non sarebbe l’unica gatta da pelare. «Anche i servizi residenziali rappresentano un punto dolente – afferma il vicepresidente dell’Ersu etneo Salvo Cannizzaro, intervenuto al posto del presidente Mario Cantarella, assente all’incontro -, perché abbiamo solo 630 posti letto a fronte di circa tremila domande». Per colmare il gap, Cannizzaro propone di rendere fruibili le strutture ospedaliere dismesse: dall’ex ospedale Vittorio Emanuele agli ex locali di biologia di via Androne, dove pare ci sia già un accordo tra l’Ersu e Unict. «Il rettore Francesco Priolo – sostiene Cannizzaro – ci darà la possibilità di realizzare cento posti letto». 

Spazio anche per l‘Ersu di Enna. «Siamo piccoli ma cresceremo», assicura il presidente dell’ente ennese Livio Cardaci che, al contempo annuncia la nascita della «politica del confronto attraverso la costituzione di una sorta di conferenza dei presidenti». Circostanza questa che, secondo gli intervenuti, potrebbe essere il preludio per la risoluzione ai problemi organizzativi, «perché – afferma il presidente dell’Ersu di Messina Pierangelo Grimaudo – dobbiamo fare tutti la nostra parte». «Da questo momento si dovrà impegnare la fantasia creativa dell’Ersu per dare risposte ai nostri studenti – conclude Lagalla -, riusciremo acreare altri 120 posti letto tra Catania e Palermo», assicura, «ma ci vogliono soluzioni nuove e diverse, la Regione può garantire le risorse economiche ma difficilmente riusciremo a coprire le carenze organizzative e di personale». 

Gabriele Patti

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