Cambiamento culturale. È questo il leit motiv del convegno di questa mattina organizzato all’Università degli Studi di Palermo per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Malgrado il 2016 sia stato un anno caratterizzato dall’aumento di denunce e arresti e i numerosi passi avanti realizzati grazie alla sinergia di amministrazioni e associazioni, il coraggio è ancora un elemento poco scontato quando si parla di donne che chiedono aiuto per gli abusi subiti. «È in atto un’emergenza educativa fortissima», sottolinea subito Barbara Evola, assessora alla Scuola e all’infanzia. E la soglia della violenza pare si sia notevolmente abbassata: sono sempre più numerosi, a detta dell’assessora, i bambini anche piccolissimi che mostrano atteggiamenti verbalmente violenti nei confronti dell’altro sesso, sfociando spesso in atti di vero e proprio bullismo.
«Dobbiamo impegnarci nella destrutturazione degli stereotipi e del linguaggio – spiega Evola – Un lavoro fondamentale che deve partire dall’infanzia e dalla scuola e che deve puntare sulla sensibilità e l’ascolto». Ma non solo moniti: l’assessora, infatti, si lascia anche andare al racconto di uno spiacevole episodio giovanile che l’ha portata alla denuncia, e malgrado non entri mai nei dettagli, lascia intuire la vicinanza di quello che le è accaduto in passato con i temi affrontati durante il dibattito di oggi. «Raccontare a qualcuno quello che ci è successo è importante per sconfiggere la solitudine – aggiunge – Non ci può essere denuncia, se prima non ci si sente accolti».
È dello stesso avviso anche Anna Immordino, psicologa presso l’associazione Le Onde Onlus, al fianco delle donne a Palermo da circa 20 anni. «Al Sud le criticità sono troppe – denuncia la dottoressa – Dai centri presenti in modo non omogeneo sul territorio ai servizi garantiti solo a intermittenza». Solo ieri, infatti, l’associazione ha potuto firmare insieme al Buon Pastore la riapertura ufficiale delle case rifugio, fondamentali insieme al centro antiviolenza. «L’istituzionalizzazione delle donne che denunciano è solo il primo passaggio», dice anche l’assessora alla Cittadinanza sociale Agnese Ciulla, che prosegue: «A queste occorre restituire l’autonomia e la dignità di persone, attraverso percorsi specifici di accompagnamento».
Si unisce al coro anche il sindaco Leoluca Orlando, convinto che la convivenza con i numerosi migranti che passano per Palermo sia fondamentale per imboccare la strada giusta: «I migranti e il nostro rapporto con loro permettono all’intera città di capire come predisporci rispetto al diverso», spiega il primo cittadino, riallacciandosi anche lui al file rouge del dibattito. «Siamo qui per testimoniare il bisogno della città di un cambiamento culturale – continua Orlando – Non si può negare la diversità, ma questo non deve far venire meno la necessità dell’uguaglianza», conclude, citando il motto inglese to be different, to be equal e rivogendosi a una platea forse troppo poco gremita. Non sono poi così numerosi, infatti, gli studenti accorsi per partecipare al dibattito che, finiti gli interventi degli ospiti, si spegne subito malgrado la drammaticità e l’urgenza della questione.
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