Dieci immobili, 7 società operanti nel settore edile e in quello dei giochi e delle scommesse, 4 veicoli, 6 rapporti finanzieri, una quota societaria di una impresa di Terni. Un patrimonio ingente dal valore di 6 milioni di euro è quanto confiscato a Benedetto Bacchi, imprenditore attivo nel settore dei giochi e delle scommesse online. L’operazione svolta dalla polizia rientra all’interno dell’inchiesta Game Over. Tale attività investigativa ha confermato l’esistenza di una forte e indissolubile compenetrazione tra l’attività dell’organizzazione mafiosa Cosa nostra e la gestione e distribuzione sul territorio delle sale gioco e scommesse in seno alle quali, quotidianamente, si muove una mole di denaro, spesso sottratta a qualunque forma di controllo legale e fiscale, che rappresenta una delle più cospicue fonti di reddito degli ultimi anni per la stessa associazione criminale.
Le indagini, tra l’altro, hanno permesso di accertare come Bacchi avvalendosi del sostegno offerto dalla famiglia mafiosa di Partinico, in particolare, di Francesco Nania, oltre che delle famiglie mafiose palermitane di San Lorenzo, Resuttana, Porta Nuova, Noce e Brancaccio, è riuscito, in breve tempo, ad aggiudicarsi il mercato del gioco sul territorio palermitano in posizione di monopolio rispetto agli altri concorrenti. Lo stesso, nell’arco di un decennio, ha sviluppato e consolidato un circuito di scommesse e giochi online in grado di competere con i più importanti marchi nazionali, con la sostanziale differenza, però, che il suo circuito, in questa rapida e, allo stesso tempo, anomala crescita, è stato supportato dall’organizzazione mafiosa Cosa Nostra che gli ha consentito di limitare drasticamente la concorrenza e, quindi, di ampliare al massimo la diffusione del suo marchio in cambio di una partecipazione ai profitti e all’utilizzo dei canali finanziari del circuito delle scommesse e dei giochi a distanza per riciclare e occultare proventi di attività illegali. La figura di Bacchi ha, quindi, progressivamente assunto i caratteri dell’imprenditore che ha scelto come socio, deliberatamente e programmaticamente, l’organizzazione mafiosa, scendendo a patti con i suoi esponenti così da poter realizzare la propria strategia di espansione dei punti gioco, offrendo, in cambio, la concreta prospettiva di elevati profitti derivanti, tra l’altro, dalla sua illecita attività.
Gli elementi investigativi emersi nell’ambito della predetta indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Palermo, sono confluiti nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip, nei confronti dello stesso Bacchi e di altri soggetti indagati, a vario titolo, per i reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, riciclaggio e associazione per delinquere finalizzata alla produzione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Nell’ambito del citato procedimento penale, nell’ottobre scorso Bacchi è stato condannato dal Tribunale di Palermo, all’esito del giudizio ordinario, alla pena di anni 18 di reclusione per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso e per i reati, anche questi aggravati dalla predetta circostanza, di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività di gioco e scommesse, truffa aggravata, trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
Le indagini hanno permesso di ricostruire l’origine dell’ingente patrimonio, frutto evidente del reimpiego di una cospicua parte dei capitali di illecita provenienza utilizzati dallo stesso nell’acquisto di numerosi beni, alcuni dei quali fittiziamente intestati a diversi soggetti a lui vicino. Con l’odierno provvedimento il Tribunale ha disposto la confisca dei beni già oggetto di sequestro nel dicembre del 2018, tra i quali spicca, tra gli altri, anche una lussuosa villa sita a Palermo in viale Margherita di Savoia. Con lo stesso decreto gli è stata, inoltre, applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno per la durata di tre anni.
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