Giocherenda, il collettivo di rifugiati che vuole aiutare gli europei «Coi nostri giochi non perde nessuno, stimolano la cooperazione»

Clelia Bartoli insegna in un Cpa (centro di prima accoglienza) a Palermo e si è stupita piacevolmente quando un gruppo di rifugiati minori le ha detto: «Noi vogliamo aiutare gli europei». Già, secondo loro i palermitani e gli europei sono depressi, soli e hanno perso il senso della solidarietà. Così è nata Giocherenda, un collettivo di giovani rifugiati che inventa, costruisce e anima giochi per la narrazione e la condivisione. Nella lingua africana pular Giocherenda vuol dire proprio gioia e la forza della condivisione. «Si tratta di un progetto di cooperazione allo sviluppo umano, – spiega Clelia, che è diventata coordinatrice del progetto – e probabilmente anche economico, ribaltato rispetto al consueto, in cui i rifugiati africani aiutano i cittadini europei a scoprire giocherenda, cioè la solidarietà nell’interdipendenza». 

Giocherenda è anche un progetto imprenditoriale, in cui si commercializzano giochi artigianali cooperativi, si propongono workshop sulla creatività, la narrazione e l’educazione interculturale, nonché uno speciale programma di formazione alla resilienza. «Dentro Giocherenda nessuno perde. – spiega Saifoudiny Diallo, membro di Giocherenda – I nostri giochi sono cooperativi e non competitivi per far comprendere che ci si può divertire vincendo tutti e vincendo insieme». Si tratta quindi di promuovere un modello economico etico e circolare, ma anche un modello di cittadinanza inclusiva e liberante per tante marginalità statiche del territorio, rendendole attive attraverso il principio di Giocherenda. 

Questi giovani migranti che hanno attraversato il Mediterraneo si propongono, infatti non già come testimoni di un’atroce realtà, come vittime prive di speranza e capacità di agire, tutt’altro: si sono fatti propulsori di una ricchezza solidale, creatori ed attori di mondi fantastici, di storie avvincenti, di miti che legano. Il collettivo ha creato già quattro giochi che prima sono stati pensati, rodati, sperimentati e infine sono stati costruiti e commercializzati. I ragazzi che lavorano già da due anni e sono autofinanziati sono persino andati oltre. Sono entrati in azione grazie ad una casa di moda, per il Dell’Oglio Day 2017, la giornata che la storica catena siciliana di eleganti negozi dedica una volta l’anno alla formazione del personale, a fare il punto sulla missione dell’azienda e a curare le relazioni tra i circa 50 dipendenti

Mario Dell’Oglio, ora alla direzione dell’impresa, ha pensato bene che quest’anno il training dello staff non sarebbe stato affidato a un guru del marketing o al coach aziendale di grido, bensì ai ragazzi di Giocherenda. Ultimamente il collettivo è diventato anche ambasciatore dell’Heroic Imagination Project, un percorso di formazione ideato dal noto psicologo sociale Philip Zimbardo. Il luminare di Stanford, dopo aver studiato per anni la psicologia del male, ha pensato di lavorare ad un antidoto: un percorso educativo per diventare eroi ordinari o eroi in training, apprendendo la resilienza. In altri termini l’Heroic Imagination Project insegna come restare umani pur nelle situazioni più tossiche, sviluppando creatività, empatia e il coraggio di cambiare, celebrando sconfitte ed inciampi. 

Philip Zimbardo ha sposato l’idea di formare come formatori i giovani rifugiati, in quanto rappresentano un esempio strepitoso di resilienza, coraggio e forza nata dalla capacità di essere solidali. Ai dipendenti Dell’Oglio non era stato preannunciato nulla. Così quando il gruppetto dei ragazzi di Giocherenda è arrivato a Fiumara D’Arte, il luogo dove si sarebbe svolta la formazione, molti hanno pensato che si trattasse di personale dell’albergo. Poi i ragazzi sono saliti sul palco, hanno preso la parola e hanno iniziato il loro training all’eroismo quotidiano, alternando video, testimonianze, dibattiti e giochi. Questa idea, di primo acchito alquanto bislacca, ha avuto come esito il successo, in termini tanto professionali quanto umani. «Vedere questi ragazzi, – hanno raccontato i dipendenti di Dell’Oglio – ascoltare quello che hanno passato, percepire la loro forza di volontà, ti sprona e ti aiuta a credere che ognuno può realizzare i propri sogni». Molti altri hanno scelto di affidarsi a questo gruppo di giovani: e per chi volesse conoscerli, a Moltivolti per l’8 dicembre, giorno in cui si comincia con i giochi di società, tombolate e bacarà in famiglia e tra amici. Nel cuore di Ballarò, invece, lo spazio di coworking propone di giocare con la Ronda dei desideri, insieme ai ragazzi di Giocherenda. 

Alessia Rotolo

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