La 28enne di origini tunisine che a febbraio dell’anno scorso ha denunciato il ginecologo palermitano Biagio Adile di violenza sessuale si costituisce parte civile nel processo contro il medico, primario di Uroginecologia al Cervello. Tra due settimane proprio la giovane sarà sentita davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Palermo. A difenderla sarà l’avvocato Michele Calantropo, che non ha alcun dubbio sulla versione raccontata nei mesi scorsi dalla sua assistita, cioè che gli abusi sarebbero avvenuti in due occasioni differenti, uno nello studio privato del medico e un altro addirittura in ospedale.
La vittima ha registrato un file video durante la violenza e lo ha consegnato agli inquirenti. Dal telefonino della paziente sono stati estratti due filmati. Il primo dura circa sei minuti, l’altro invece circa cinque. In mezzo tra i due file c’è una pausa di sette minuti. Un vuoto che viene spiegato dalla vittima con il fatto che si sarebbe accorta dell’interruzione della registrazione e avrebbe poi ripreso a registrare. «Adile non si è mai accorto della registrazione in corso. Stiamo parlando di un audio che non può assolutamente essere stato manomesso – commenta l’avvocato Calantropo -. Quello che si sente nella registrazione è inequivocabile, sia per quanto riguarda le intenzioni di lui sia soprattutto per il fatto che lei non vuole».
Di altro avviso, invece, la tesi della difesa del medico, che trova sospetta la pausa tra le due registrazioni così come il fatto che l’apparecchio della ragazza in fase preliminare non sia stato posto sotto sequestro. «Oggi il tribunale ha finalmente disposto il sequestro del telefono cellulare e della sim, cosa che la procura non aveva ritenuto di dovere fare prima, a dispetto delle nostre richieste in merito durante la fase preliminare delle indagini – spiega l’avvocato Andrea Treppiedi, che rappresenta Adile insieme al collega Antonino Agnello -. Che ci sia stata una carenza lo dimostra proprio questo, il fatto che oggi il tribunale abbia appunto predisposto il sequestro». La difesa del primario, già nei mesi scorsi non aveva nascosto la preoccupazione che la registrazione effettuata col cellulare della 28enne possa essere stata manomessa.
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