«Abbiamo depositato al Tar il ricorso contro la chiusura del pronto soccorso di Giarre». Ad annunciarlo è uno dei responsabili della Rete delle associazioni promotrice dell’iniziativa, Angelo D’Anna, che sottolinea come l’azione legale sia una delle strade percorribili per l’ottenimento della riapertura del presidio d’emergenza, chiuso dallo scorso aprile.
«La delibera che ha sancito la chiusura del pronto soccorso – spiega D’Anna – fa leva su alcuni principi e criteri contraddittori. Forti di questa consapevolezza, e della legittimità di quanto da noi rivendicato, abbiamo deciso di avviare un’azione legale, autofinanziata dalle stesse associazioni e dai cittadini, che possa sempre più far discutere, dall’opinione pubblica al parlamento, delle nostre problematiche. Come ormai risaputo l’ospedale di Giarre rientra, in base ai piani dell’assessorato regionale, tra quei sette ospedali destinati alla definitiva chiusura».
Il numero di persone che potrebbero usufruire del presidio ospedaliero giarrese è molto alto, e durante il periodo estivo aumenta in maniera esponenziale, rendendo necessaria la presenza nel territorio di un ospedale attrezzato e capace di rispondere in maniera adeguata alle esigenze dell’area compresa tra Acireale e Giardini-Naxos. «In base alla legge – sottolinea in merito D’Anna – quando un’unità territoriale raggiunge gli 80mila abitanti bisogna avere un pronto soccorso, nel caso di Giarre e del suo hinterland si superano abbondantemente le 87mila unità, che comunque aumentano notevolmente durante l’estate».
Altro paletto imposto dalla legge è la distanza massima – stimata in un’ora – che separa i centri abitati dai presidi ospedalieri di livello superiore. Quello più vicino, in questo caso, è il Cannizzaro. Chiudendo la struttura di Giarre, viene meno questo diritto per paesi come Castiglione. «Chiediamo un dietrofront da parte dell’Asp di Catania, l’unica, tra l’altro, ad aver attuato manovre così drastiche tra le Asp siciliane in cui ricadono i sette ospedali per cui è prevista la chiusura». In merito ai tempi non non è ancora stimabile una data entro la quale avere novità da parte del Tar. «Per adesso non ci resta che aspettare, una volta depositato il ricorso è probabile che andremo ad udienza dinnanzi al giudice entro settembre, e magari si potrebbe anche ottenere una sospensione della delibera. Stiamo facendo il possibile per far sì che il nostro diritto alla salute venga garantito, il problema dell’ospedale di Giarre deve essere esteso a tutti, per questo stiamo promuovendo le nostre mozioni in giro per i paesi dell’hinterland».
Resta dunque la via legale dopo la rivolta di maggio, seguita a tre morti in poche settimane per presunti casi di malasanità. Le proteste si sono improvvisamente placate dopo le parziali concessioni dell’assessorato alla Salute. Ma il pronto soccorso resta chiuso e l’azione della Rete delle associazioni continua. «Per l’assessorato regionale – spiega D’Anna – decidere di riqualificare l’ospedale di Giarre non comporta la necessità di doverlo fare anche per tutti altri sei, perché il nostro distretto sanitario, come stiamo cercando di dimostrare, è l’unico ad avere quei requisiti che in base alla legge dovrebbero garantire a tutti gli effetti la presenza di un ospedale».
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