La musica di un violino in lontananza. Mi fermo e istintivamente alzo gli occhi ai palazzi circostanti, alla ricerca di una finestra aperta. Immagino che il sottofondo di quello strumento – che mi piacerebbe imparare a suonare, se solo ne avessi il tempo – provenga da lì. Da qualche stanza. Da una lezione privata, o da un autodidatta che ha fortunatamente lasciato una porta spalancata per far entrare l’aria fresca di inizio settembre. Ma dai piani alti nessun indizio dà sostegno alla mia tesi iniziale: nessuna persiana sufficientemente aperta, nessuna tenda che si muove.
La musica continua e io la seguo. E man mano che mi avvicino alla villetta comunale si fa più forte. Lì uno di fronte all’altro ci sono due ragazzi. Adolescenti, forse ai primi anni di scuola superiore. Sicuramente hanno meno di 16 anni. Uno ha appesa a tracolla una chitarra e accompagna l’altro, violino sotto il mento. Si guardano spesso, buttando solo qualche occhiata agli strumenti. Sorridono e suonano. Che bel modo di trascorrere una delle ultime mattine di vacanze estive prima che inizi la scuola! E che strano vedere in questa villetta, di fronte a una scuola media, a poche centinaia di metri dalla piazza Duomo, due ragazzi che suonano.
Eppure, penso, non dovrebbe essere poi così anomalo. Nelle grandi città, nelle metropoli, nelle capitali, avviene tutti i giorni. Nelle grandi città appunto. Non a Giarre. Non in quella villetta che quotidianamente, escluso la domenica mattina, per quasi tutto il giorno è sede di spaccio. Qualcuno mi dice che la droga viene addirittura tenuta tra le aiuole, considerate un posto sicuro. I pusher la prendono e la vendono alle macchine che puntualmente si fermano lì davanti. Tutti lo sanno. Ogni tanto passa una volante dei carabinieri e della polizia municipale. Poi il business ricomincia.
Fino a qualche anno fa allo spaccio si accompagnava l’abbandono: erba alta, luci spente, alberi e vegetazione secca. La nuova amministrazione, questo mi sento di riconoscerlo, ha prestato più cura alla manutenzione ordinaria. Anche perché la domenica mattina proprio lì si tiene il mercato del contadino. Unico momento in cui la villetta di piazza Immacolata torna in sicurezza ai cittadini.
Eppure le cose potrebbero cambiare. Se solo quei violini si moltiplicassero. Se solo più giarresi si sentissero liberi di suonare, leggere, giocare, passeggiare in una villetta pubblica senza essere allontanati o invitati, spesso da una forma di violenza silenziosa, a lasciare spazio ad altre presenze. Se solo chi ne avesse la responsabilità, riuscisse a far rispettare questi semplici diritti.
Giorgio
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