Giarre, detenuto muore di infarto a 32 anni La procura apre un’indagine sul caso

Stroncato da un infarto a soli 34 anni (e non 32 come riferito in un primo momento, ndr). È morto così Nicola Sparti, detenuto nel carcere di Giarre, cinque giorni prima di finire di scontare la sua condanna a otto anni. A dare la notizia ai familiari è stato il cappellano della casa circondariale, padre Paolo Giurato. «Non so e non ho mai voluto sapere perché era detenuto – racconta a CTzen – Ma posso dire che era una persona buona e che dentro al carcere tutti gli volevano bene. Lo dimostra il fatto che, quando si è diffusa la notizia della sua morte, tutti erano davvero dispiaciuti. Io stesso con lui non ho mai avuto difficoltà».

Sparti, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato gravemente malato. Tanto da essere sottoposto a ossigenoterapia. Ma una notte la bombola d’ossigeno che lo aiutava a respirare si sarebbe esaurita, fanno sapere dall’Osservatorio permanente sulle morti in carcere dei Radicali.  «Il detenuto era alto un metro e 53 centimetri e pesava 140 chili. Aveva un ventilatore polmonare notturno, uno strumento meccanico. Quindi è infondato parlare dell’esaurimento dell’ossigeno di una bombola – risponde all’agenzia di stampa Adnkronos Maurizio Veneziano, capo dell’amministrazione penitenziaria in Sicilia – Era assistito ed è stato ricoverato più volte in strutture sanitarie, per le gravi condizioni in cui versava».

In ogni caso, Sparti sarebbe morto senza che nessuno se ne rendesse conto fino all’indomani mattina: l’alba del 25 aprile, quando l’uomo è stato ritrovato senza vita. Secondo i Carabinieri di Giarre, che si occupano del caso, a ucciderlo sarebbe stato un infarto. La salma è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale Garibaldi di Catania per una autopsia. La procura della Repubblica ha intanto aperto un’inchiesta, per il momento senza indagati e tenendo ferma come prima ipotesi la morte per cause naturali.

Redazione

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