Quattro anni fa, nel dicembre del 2008, il cadavere di Salvatore Vadalà, giovane originario di Fiumefreddo, fu trovato nelle campagne di Mascali parzialmente sepolto. Oggi i carabinieri di Giarre, a seguito delle indagini scaturite da quel delitto, hanno arrestato due uomini ritenuti esponenti del clan mafioso dei Brunetto, affiliato alla famiglia Santapaola e operante nella zona ionica, in particolar modo a Fiumefreddo. Si tratta dei pluripregiudicati Benedetto La Motta, 56 anni, considerato dagli inquirenti il capo dell’organizzazione per il territorio di Riposto, e Giovanni Calì, 41 anni, semplice affiliato ed esecutore degli ordini. Per entrambi l’accusa è di associazione di stampo mafioso.
Già al’indomani dell’omicidio di Vadalà le indagini si
erano indirizzate verso gli ambienti del clan Brunetto, ma non erano stati raccolti elementi sufficienti per identificare i responsabili del delitto e procedere a misure cautelari. La pista mafiosa ha trovato nuova linfa a seguito delle indagini scaturite dalla scomparsa di Giorgio Curatolo, pregiudicato 39enne che gli inquirenti ritengono vicino al clan dei Brunetto. L’uomo, di cui si sono perse le tracce nel giugno 2012, secondo i carabinieri potrebbe essere stato vittima di lupara bianca.
Al termine dell’attività investigativa non sono emerse tuttavia prove sufficienti per individuare i responsabili dell’omicidio di Vadalà, né della probabile uccisione di Curatolo. Per i due arrestati è scattata l’accusa di associazione mafiosa. Calì si trovava già agli arresti domiciliari per furto aggravato. Entrambi sono stati trasferiti nel carcere di Bicocca.
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