Tre uomini e due donne utilizzavano un carnet di assegni fittizziamente intestato a una inesistente Rosa De Maria per acquistare gioielli e rivenderli ai compro oro. E approfittando della distrazione dei titolari di alcuni esercizi commerciali siti nelle zone di Acireale e Giarre, eseguivano anche piccoli furti. Compreso quello di alcune pregiate bottiglie di vino e di un televisore da cinquanta pollici sottratto a un noto ristoratore di Sant’Alfio. Il furto, ripreso dalle telecamere di sorveglianza, ha poi permesso l’identificazione degli autori.
Così i carabinieri della compagnia di Giarre, coadiuvati dai colleghi della Stazione di Aci Castello e della Compagnia di Martina Franca, in provincia di Taranto, hanno arrestato i cinque componenti della rudimentale associazione criminale, con una operazione denominata Gold & wine, coordinata dalla procura della Repubblica di Catania. I fermati, accusati di associazione a delinquere, furto, truffa, falso e ricettazione, sono: Michele Beninato, 26 anni, tradotto nel carcere di Taranto, Domenico Viscuso, 32 anni e adesso nel carcere di piazza Lanza a Catania, entrambi già conosciuti alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio, mentre agli arresti domiciliari sono finiti Laura Leonardi di 32 e Maria Grazia Licciardello, 27 anni e Aurelio Michele Giuffrida, 24 anni. Quest’ultimo, non facente parte dell’organizzazione, è stato accusato solo di furto.
L’operazione scatta il 4 febbraio quando, su disposizione dell’autorità giudiziaria, i carabinieri di Sant’Alfio hanno eseguito una perquisizione domiciliare nelle abitazioni du Viscuso, Leonardi e Licciardello. Eecuperando parte della refurtiva, tra cui il televisore, e il carnet di assegni, dal quale mancavano quasi tutti i titoli, staccati per compiere altre truffe e raggiri. Dallanalisi delle intestazioni del carnet il comandante di stazione di SantAlfio ed i suoi militari, notavano i rei avevano acquistato da due gioiellerie di Aci SantAntonio, mediante gli assegni rubati, monili per un valore di oltre 2mila euro, per poi rivenderli ad un compro oro di Catania. Gli esercenti, così truffati, quando i carabinieri hanno portato in visione le effigi fotografiche dei malfattori per il riconoscimento, non hanno fatto altro che confermare quanto fin lì ipotizzato dagli investigatori. Il modus operandi era sempre lo stesso: Viscuso, Leonardi, Beninato e Licciardello si presentavano in gioiellerie o attività di ristorazione come coniugi. Con la scusa della carta bancomat non funzionante inducevano i titolari ad accettare il pagamento con assegno, nella maggior parte dei casi le due donne fungevano da ammaliatrici mentre gli uomini, con numerosi precedenti penali per reati contro il patrimonio, avevano il ruolo di scout ed individuavano di volta in volta le vittime di furti e raggiri.
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