Giardini, dal torrente San Giovanni arriva fango in mare L’acqua della saia dei principi Alliata finisce in cantiere

Da una parte gli agrumeti da innaffiare, dall’altra l’esigenza di mettere in sicurezza il torrente che in passato ha già più volte messo in pericolo la popolazione. A valle, letteralmente, lo sbocco a mare di quantità imprecisate di fango che sporca l’acqua in piena estate. Accade da mesi a Giardini Naxos, dove nell’alveo del San Giovanni si stanno svolgendo i lavori di sistemazione idraulica. L’obiettivo, così come altrove, è quello di arrivare alla stagione autunnale preparati ed evitare il rischio di esondazioni. La situazione ha attirato l’attenzione di forze dell’ordine e Azienda sanitaria provinciale. Proprio dalle analisi del personale dell’Asp è emersa anche la presenza di valori fuori norma che alimentano il sospetto di scarichi fognari all’interno del letto.

Ma, considerato che il torrente quando non piove è secco, cosa è che lo alimenta in piena estate? A chiederselo è stata anche l’impresa che, in primavera, si è aggiudicata i lavori banditi dal Commissario straordinario per il rischio idrogeologico. Già a giugno la ditta ha segnalato quello che sembrava un inconveniente alla prefettura e agli uffici regionali. Ma più che un fatto eccezionale, la risposta sta in una prassi: quella del Consorzio Saja Torre, che si occupa di distribuire acqua per uso agricolo in diversi centri del Messinese – da Gaggi alla zona di Trappitello (Taormina), fino a Giardini Naxos – attingendola dal fiume Alcantara, per poi fare confluire le eccedenze all’interno del San Giovanni. Ciò però ha comportato per gli operai dover lavorare con il terreno non asciutto, con la conseguenza che la stessa acqua passando dal cantiere si sporca prima di riversarsi a mare. Due settimane fa il sindaco di Giardini Naxos Nello Lo Turco ha emanato un’ordinanza che interdice la balneazione in un tratto di costa ampio quattrocento metri. 

Il Consorzio Saja Torre ha una storia antica e fa capo attualmente a Gabriele Alliata di Villafranca, discendente della famiglia nobiliare siciliana. La sua costituzione risale all’Ottocento. Sul web si trovano poche informazioni, tra cui un estratto dell’inventario fatto negli anni scorsi alla prefettura di Catania, tra i cui documenti c’è uno schizzo planimetrico su cartoncino, risalente al 1907, che descrive la presa d’acqua per la saia Torre dall’Alcantara. Progetto che coinvolse sia la prefettura messinese che il Genio civile etneo. «La soluzione del problema causato dall’acqua in cantiere non può passare dall’interruzione della distribuzione idrica in piena estate – dichiara Gabriele Alliata di Villafranca a MeridioNews -. Sono circa quattrocento gli agricoltori che utilizzano quest’acqua, significherebbe fare seccare ettari ed ettari di agrumeti, arrecando danno a tantissime aziende agricole».

Da parte del Consorzio, nelle ultime settimane, c’è stata la disponibilità a sospendere per uno o due giorni le erogazioni, ma i tempi sono ritenuti troppo ridotti dall’impresa che, non appena riprendono gli sversamenti, si ritrova a lavorare tra il fango. «Oltre i due giorni non possiamo bloccare la saia, perché la distribuzione avviene per turnazione», spiega Alliata di Villafranca. Intanto, di recente, in cantiere sono arrivati i vigili urbani di Giardini Naxos e la Capitaneria di porto, per effettuare rilievi e definire i contorni di una situazione che resta ingarbugliata. Stando a quanto appreso da MeridioNews, al vaglio delle autorità potrebbero esserci anche le concessioni in mano al Consorzio, compresa quella riguardante le immissioni nel San Giovanni dell’acqua usata per irrigare i terreni. 

Dalla polemica, intanto, si è sottratto il Parco fluviale dell’Alcantara che ha fatto sapere di non avere competenze nelle concessioni di derivazione idrica delle acque pubbliche. Proprio il Parco, in questi giorni, è al centro dell’attenzione per la secca del fiume Alcantara, in una zona più a monte di quella in cui opera il Consorzio Saja Torre, che ha determinato un’importante moria di pesci e allarmato ambientalisti e turisti.

Simone Olivelli

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