Giallo sulla Cassata Drone e la smentita adesione a Manifesta «Una demenziale iniziativa pro-guerra proposta nelle scuole»

Un giallo, il cui epilogo è ancora da scrivere. Il progetto artistico Cassata Drone va forse oltre i suoi originari intenti e in appena 48 ore accumula articoli irrisori, smentite da parte di Manifesta – la biennale d’arte contemporanea che si svolgerà a partire da giugno a Palermo – e proposte di seminari formativi nelle scuole in cui discutere anche del «drone militare come nuova forma inserita nel territorio siciliano». Ma cos’è Cassata Drone? È un progetto artistico che dovrebbe essere composto da «una mostra degli artisti internazionali Raqs Media Collective, Stefano Cagol Maria D. Rapicavoli, ideata dall’artista Gaetano Olmo Stuppia e curata da Giovanni Rendina e si svolgerà a Palermo dal 16 giugno al 20 settembre 2018, in concomitanza con Manifesta12 e Palermo Capitale della Cultura 2018».

Questa la dicitura riportata in beartonline, la prima piattaforma di crowdfunding online per l’arte contemporanea. Peccato che a 86 giorni dalla fine della raccolta fondi, il progetto finora abbia zero sostenitori e zero euro raccolti sui 15mila necessari. Colpa forse della strana miscela tra cassata e droni che, sempre secondo gli organizzatori, «vuole ragionare sulla Sicilia in generale e sulla città di Palermo in particolare mettendo a confronto l’identità linguistico-culturale dell’isola, stratificata nei luoghi, nella cultura e nelle tradizioni, nei siciliani stessi e simbolicamente rappresentata con la tipica cassata (cassata, dall’arabo ‘quas’at’) con la presenza militare, per lo più americana, attiva dal secondo Dopoguerra ai giorni nostri che vede l’impiego di nuovi dispositivi di controllo e reperimento dati come, per l’appunto, i droni». 

In alcuni comunicati stampa (in cui si afferma che il progetto sarebbe dovuto partire giovedì 29 marzo dalla base area di Sigonella, sede di numerosi droni spia della Nato) e nelle descrizioni fornite alle scuole medie inferiori della provincia di Palermo (per proporre loro workshop informativi sul tema), gli organizzatori affermano che «Cassata Drone si configura come una mostra ed evento collaterale dei più ampi eventi a Palermo e provincia per il 2018: Palermo Città della Cultura Europea e Biennale Nomade di Arte Contemporanea Manifesta12». 

A sollevare l’inopportunità di «questo mistificante progetto artistico-culturale» è il giornalista Antonio Mazzeo, con un articolo dal titolo emblematico La Cazzata Drone di Palermo Capitale della Cultura italiana. Il noto freelance e attivista antimilitarista definisce il progetto «una demenziale iniziativa pro-guerra proposta persino nelle scuole». E a stretto giro riceve dall’ufficio stampa di Manifesta12 una smentita: «Teniamo a precisare che il progetto Cassata Drone di cui si fa riferimento nell’articolo da voi pubblicato, non fa in alcun modo parte del programma di Manifesta, non è infatti inserito tra i progetti collaterali selezionati». Dalla biennale, poi, si dicono stupiti per la millantata adesione a un programma artistico reso pubblico e accessibile a chiunque. Anche perché proprio Manifesta in questi mesi ha avviato un progetto, con la regista Laura Poitras (vincitrice nel 2015 dell’Oscar per il miglior film documentario) e il supporto degli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia, che indaga la militarizzazione dell’isola coinvolgendo, ad esempio, gli attivisti No Muos. 

Molto distante, insomma, dall’ambiguità di Cassata Drone che invece si propone «di offrire al pubblico – scrivono ancora gli organizzatori – una visione estetica e artistica di Palermo attraverso due nuclei tematici: la cassata, simbolo della tradizione gastronomica isolana, e il drone, l’aereo militare a pilotaggio remoto di cui i cieli e le terre siciliane sono la base ideale. La cassata siciliana incarna l’humour, la storia e le dominazioni siciliane zuccherando metaforicamente la parola drone, ossia ronzone, un tempo fuco senza pungiglione e oggi minacciosa macchina militare. Il nostro progetto assimila le forme e l’estetica della cassata, simbolo indiscusso della Sicilia, a quelle del drone, simbolo a sua volta della presenza militare della Nato sull’Isola. In particolare, siamo interessati alla forma dell’oggetto drone, al suo modo di funzionare e di creare un’economia nel paesaggio siciliano che è completamente aliena ai cittadini».

MeridioNews ha provato a mettersi in contatto con l’addetta stampa del progetto che però dice di non occuparsene più. Ed è in attesa di risposte da parte dell’art director Gaetano Olmo Stuppia.

Andrea Turco

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