Urla, lunghi comunicati, l’orgoglio di chi rivendica la bontà del proprio operato e, soprattutto, nessuna intenzione di dimettersi. C’è stato un po’ di tutto nella conferenza stampa indetta dal consiglio comunale di Acireale, per rispondere alle accuse seguite alla divulgazione dei verbali delle commissioni voluta negli scorsi giorni dal Movimento 5 Stelle. Un’azione quella dei pentastellati che ha attirato l’attenzione dei media nazionali su quello che da più parti è stato definito un nuovo scandalo gettonopoli, ma che per i diretti interessati sarebbe soltanto effetto di una strumentalizzazione creata ad arte da M5s e stampa.
Ed è in tal senso che il consiglio comunale si è presentato stamani compatto davanti a una platea composta non solo da giornalisti, ma anche da semplici cittadini che hanno più volte invocato – e ottenuto – il diritto di dire la propria. Una difesa trasversale che ha unito tutte le forze rappresentate nel consesso cittadino anche al costo di andare controcorrente rispetto ai vertici del proprio partito. Come nel caso dei consiglieri di Forza Italia, che ieri pomeriggio hanno sottoscritto un comunicato in cui prendevano le distanze da quanto dichiarato soltanto poche ore prima dal loro coordinatore, Antonio Barbagallo, il quale auspicava una riflessione approfondita su ciò che dovrebbe significare fare politica come servizio nei confronti della città.
Simbolo di questa comunione d’intenti, un comunicato che è stato letto dal presidente, Rosario Raneri, e che già ieri sera era stato votato all’unanimità in sede di consiglio comunale: «L’atto ispettivo effettuato dall’onorevole Angela Foti – si legge nel documento – solleva rilievi sul lavoro svolto dalle singole commissioni consiliari arrivando a sostenere la futilità di alcuni argomenti affrontati e ridicolizzando i contenuti dei verbali stessi, leggendoli a stralci e distorcendone di fatto il significato reale». Che fossero però necessarie ulteriori spiegazioni è stato chiaro a tutti fin da subito. E così, punto per punto, sono stati affrontati gli argomenti più scottanti di questi ultimi giorni.
In merito al tenore dei verbali che ha lasciato sgomenti parecchi cittadini – a fronte peraltro della più volte annunciata, e a oggi mai applicata, spending review per venire incontro alle difficoltà finanziarie vissute dall’ente – Raneri ha fatto riferimento all’eccessivo estro dei segretari comunali, le figure deputate a redigere le relazioni: «Siamo dispiaciuti – ha detto il presidente del consiglio – che per una decina di verbali di commissione, redatti probabilmente con uno spiccato senso narrativo, venga sporcato il lavoro di un consiglio comunale composto finalmente da tanti giovani, che quotidianamente si impegnano a costruire nuove proposte per migliorare la qualità della vita dei cittadini e l’immagine di Acireale». Ed è proprio da addebitare alla poca esperienza e alla presunta ingenuità dei più giovani il fatto che quei verbali, anche se redatti dal segretario, siano stati controfirmati dagli stessi consiglieri: «Sì, probabilmente con un’esperienza maggiore si sarebbe evitato di ritrovarsi in questa situazione – ha proseguito Raneri – che danneggia tutti, oscurando peraltro quanto di buono questo consiglio ha finora fatto».
Poi è stata la volta dei presidenti delle commissioni maggiormente nell’occhio del ciclone. Come nel caso di Andrea Quattrocchi, presidente della I commissione, accusato di aver organizzato una seduta in concomitanza con l’arrivo del presidente della Regione, Rosario Crocetta, il 7 novembre scorso, quando Acireale era in piena emergenza a causa della tromba d’aria che aveva colpito la città due giorni prima: «Se rifarei quella seduta? Probabilmente sì. La nostra commissione – ha dichiarato Quattrocchi – riguarda gli affari istituzionali e in tal senso abbiamo deciso di prendere parte all’incontro con il presidente per seguire da vicino gli sviluppi della situazione». Sull’accusa di aver sfruttato una conferenza stampa per racimolare un gettone in più, Quattrocchi ha replicato: «In quel verbale mancano due cose: l’annullamento della seduta del giorno prima e la nostra partecipazione alla riunione di giunta regionale».
Tra coloro che hanno preso la parola, in un’atmosfera di particolare concitazione in cui non sono mancate le tensioni, anche Francesca Messina, presidente della V commissione e accusata di aver usufruito delle sedute per raccogliere gettoni: «Anche nel nostro caso abbiamo peccato di ingenuità firmando un verbale fin troppo descrittivo – ha dichiarato la consigliera – ma tengo a ribadire che quella seduta nella fattoria sociale non è stata di certo una visita allo zoo. Anzi, è una delle sedute a cui ho tenuto di più perché è da quell’incontro che abbiamo iniziato a tessere i rapporti che hanno portato a diverse iniziative come la fiera bio e altre che coinvolgeranno anche i bambini». Sulle visite ai presepi nel periodo natalizio, e in un caso anche fuori tempo massimo, Messina ha spiegato che «si sono svolte in giorni diversi non per nostra volontà ma perché a livello logistico è stato impossibile organizzarle tutte per lo stesso giorno». Spazio anche per una piccolo mea culpa, riguardo alle 19 sedute servite soltanto per leggere i verbali delle precedenti sedute e organizzare le future: «Cercheremo di trovare altri modi che non ricadano sulle casse del Comune», ha promesso Messina.
Al netto dei contenuti politici affrontati all’interno delle commissioni, il nodo principale della questione rimane la durata delle sedute che sembrano quasi tutte puntare allo scoccare della fatidica ora dopo la quale ai consiglieri spetta di diritto la percezione del gettone. Su questo punto se il presidente del consiglio ha negato la volontà da parte dei consiglieri di ambire a raggiungere il numero di commissioni adeguato a percepire il massimo dei rimborsi previsti dalla normativa (un terzo dell’indennità del sindaco, ndr) «perché altrimenti non si spiegherebbe perché alcuni, partecipando a più di una commissione, superino abbondantemente quella soglia pur sapendo che non saranno retribuiti ulteriormente».
A microfoni spenti i pensieri dei singoli consiglieri sono più sfumati: «Io sono dell’opinione che andrebbe reintrodotta l’indennità di funzione – dichiara la consigliera di maggioranza Mariella Bonanno – e questo perché l’attività di consigliere non è limitata alla partecipazione alle commissioni ma riguarda anche un impegno costante sul territorio che, per essere svolto con profitto, inevitabilmente comporta una sottrazione di tempo alla propria professione e alla famiglia». All’attesa riforma regionale fa riferimento Andrea Quattrocchi, per spiegare il motivo per cui fino a oggi il consiglio non ha discusso le misure di spending review annunciate in autunno dall’amministrazione guidata da Roberto Barbagallo. Misure che prevedono anche una limitazione al numero di commissioni: «Non sapere cosa deciderà la Regione – ha detto Quattrocchi – ha di fatto rallentato i nostri lavori perché è vero che decidere autonomamente una riduzione dei compensi, quando magari ne arriverà un’altra decisa per legge da Palermo, avrebbe rischiato una drastica svalutazione dell’operato del consiglio anche in termini economici».
Polemica finale, infine, in merito all’entità del gettone previsto dal Comune di Acireale, pari a più di 63 euro per seduta, una cifra di circa otto euro più alta rispetto a quanto previsto dall’articolo 1 del decreto regionale 19/2001 per i Comuni simili, per grandezza, ad Acireale: «È una decisione che risale alle amministrazioni passate, quando molti dei consiglieri oggi presenti portava i pantaloni corti», è stata la replica di Raneri. Che poi, a chi gli chiedeva se questa fosse una giustificazione per non tornare indietro, ha risposto con una mezza promessa: «Chi dice che non lo faremo? Ricordiamoci che questo consiglio lavora da appena nove mesi». Anche se è proprio su ciò che sarà dei costi della politica nei prossimi quattro anni che gli acesi continuano a nutrire delle perplessità.
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