«Chiedo il non luogo a procedere». Dietro quella lista di 51 nomi e cognomi non ci sono solo «pezzi di carta» ma «persone che potrebbero andare a processo». Sono loro, seppure quasi tutti assenti, i protagonisti dell’ultima udienza del caso Gettonopoli al Comune di Catania. Quando l’orologio segna quasi mezzogiorno, e la temperatura al palazzo di giustizia supera abbondantemente i 30 gradi, inizia l’udienza davanti il giudice Carlo Umberto Cannella.
Da affrontare prima c’era un caso di presunta diffamazione per un articolo giornalistico su un furto di energia elettrica. In aula tra gli imputati che siedono negli scranni di palazzo degli Elefanti c’è soltanto Ersilia Severino. A comporre il resto della folla è una schiera di avvocati, chiamati a difendere 34 consiglieri comunali e 17 segretari accusati a vario titolo di truffa, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. Tutto è partito dalla denuncia del Movimento 5 stelle, prodotta tramite un dossier, sulla gestione dei gettoni di presenza percepiti per la partecipazione alle commissioni consiliari.
Secondo l’accusa, sostenuta in aula dal pubblico ministero Fabio Regolo, non ci sarebbero, e lo ha ribadito ancora una volta in aula, i profili per sostenere un processo. Tra prove carenti e presunti errori dei segretari delle commissioni, la posizione dei consiglieri sembra uscire alleggerita dopo l’udienza di oggi. In dieci hanno scelto di optare il rito abbreviato mentre il resto degli imputati proseguirà con il normale iter processuale. Cannella durante la prossima udienza darà la parola nuovamente all’accusa ma anche agli avvocati, per le arringhe difensive.
Le posizioni degli imputati adesso potrebbero separarsi fino a quando si arriverà alla pronuncia del giudice. A scegliere il rito abbreviato sono stati i consiglieri comunali Rosario Gelsomino, Agatino Lanzafame, Niccolò Notarbartolo, Elisabetta Vanin, Riccardo Pellegrino ed Elena Ragusa. Stessa decisione per i segretari Piera Caruso, e Francesca Impellizzeri, Giovanni Marletta e Vittorio Canzonieri
A mandare davanti Cannella consiglieri e segretari era stato il giudice per le indagini preliminari Nunzio Sarpietro. Il capo ufficio gip aveva disposto l’imputazione coatta alla fine di gennaio scorso, scrivendo, senza giri di parole, di «una pratica dal carattere prettamente singolare, se non clientelare, in base alla quale i singoli consiglieri comunali si abbandonavano a un turbinio di partecipazioni a molte commissioni consiliari permanenti». Precedentemente però la procura di Catania aveva chiesto l’archiviazione, e la scelta di oggi conferma la linea. Sarpietro aveva salvato soltanto cinque posizioni, archiviando i consiglieri Vincenzo Parisi e Agatino Tringale e tre segretari di commissione.
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