Da azienda confiscata alla famiglia mafiosa degli Ercolano era già stata trasformata in un modello di gestione da esportare. Adesso, Geotrans è diventata una cooperativa costituita dagli ex dipendenti. Nei fatti, da tempo, il colosso siciliano dei trasporti su gomma era già questo ma ora è arrivata l’ufficialità con la firma dal notaio dell’atto di assegnazione da parte dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) – che era la proprietaria dell’azienda – ai lavoratori che si sono costituiti in cooperativa. «Sono stati otto anni difficili – dice a MeridioNews Luciano Modica, l’attuale presidente di Geotrans Coop che prima è stato l’amministratore giudiziario dell’azienda – ma, con tenacia e determinazione, siamo arrivati al lieto fine di questa storia».
Un finale non scontato e non usuale per i beni tolti alla mafia e, in particolare, per le aziende che per restare sul mercato devono fare i conti con diverse difficoltà, prime tra tutte le difficoltà di accesso al credito e la fuga da parte dei clienti storici dopo la confisca. «Uno dei principali problemi – commenta Modica – è infatti quello di riuscire a essere competitivi sul mercato ma senza che questo ricada sulle spalle dei lavoratori e senza risparmiare sui costi della legalità». Al momento, la nuova cooperativa è composta da 25 dipendenti e nove soci fondatori che nella cooperativa hanno impegnato la loro Naspi, cioè l’indennità mensile di disoccupazione involontaria. Ma si parla già di un allargamento della base societaria. «Abbiamo ricevuto altre richieste di adesione – afferma Modica – che, però, devono essere approvate dall’Anbsc dopo diversi controlli e una valutazione anche da parte delle prefetture».
Del percorso di rinascita dell’azienda, un tempo fiore all’occhiello del clan mafioso Santapaola-Ercolano, fa parte anche Cooperazione finanza impresa (Cfi). La società partecipata del ministero dello Sviluppo economico che «in quanto socio sovventore di minoranza – spiega il presidente di Geotrans Coop – per dieci anni ci ha assicurato una partecipazione al capitale, che rafforza la base patrimoniale e ci conferisce maggiore credibilità, e anche dei finanziamenti agevolati». Un punto a cui si è arrivati tramite la collaborazione di varie realtà: dal tribunale nella fase di amministrazione giudiziaria al supporto di Banca Etica e Legacoop Sicilia che, fin dall’inizio, hanno sostenuto il percorso dell’azienda confiscata. «Adesso stiamo valutando la possibilità di sottoscrizione di contratti con nuovi clienti – conclude Modica – e l’idea anche di un investimento per l’acquisto di mezzi green dotati anche di innovazioni tecnologiche».
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