Genny ‘a carogna? Mandiamolo al Parlamento europeo…

CONTRO LA VIOLENZA NEGLI STADI, UNA SOLA SOLUZIONE: SCIOGLIERE I CLUB DEL TIFO ULTRA’

Le vergognose scene dello stadio Olimpico di Roma, sabato sera, in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina hanno messo il Paese davanti alle sue miserie, svelando la povertà morale di tanti, troppi, non soltanto i criminali travestiti da tifosi, ma anche l’incapacità di chi dovrebbe intervenire, mascherata e seppellita da un fiume di parole. Inutili.

Le bande del tifo organizzato spadroneggiano negli stadi? “Gli ultrà sono tifosi con ideali, non sono tutti delinquenti”, dice Silvio Berlusconi. Sfacciataggine da campagna elettorale. Guai a perdere i voti dei tifosi organizzati. Peccato che le liste sono state già fatte, sai che cascata di voti, se avessero candidato Genny ‘a carogna? Un malacarne in più o in meno, in Parlamento, fosse anche quello europeo, chi ci deve fare caso?

Berlusconi non è un caso a parte. È il festival del banale che serve a coprire come una cortina di fumo il vuoto di proposte, l’indecisione come metodo di governo. Angelino Alfano, il ministro dell’Interno, propone il Daspo a vita per i tifosi violenti, una sorta di esilio dagli stadi, che oggi si irroga per 5 anni, mi pare.

Banalità, appunto, fumo negli occhi. Il ruggito del coniglio. È come quando decisero di inasprire le pene per gli automobilisti che parlano al telefonino mentre guidano o non indossano le cinture. Dopo qualche giorno di severità, tutto torna come prima: nessuno indossa le cinture, tutti parlano al telefono e controlli per le strade, zero. Il rigore all’italiana.

E Renzi? Il premier era in tribuna all’Olimpico, a guardare lo scempio: “Lo Stato non tratta coi violenti”. Grazie tante: lo Stato ha già perso! Lo sanno tutti che gli stadi sono enclave di extraterritorialità dove lo Stato ha rinunciato, da tempo e consapevolmente, a esercitare la sua sovranità. Comandano loro, le centinaia di Genny ‘ a carogna, che a Napoli come a Verona, a Bergamo come a Torino, decidono quello che si deve fare in uno stadio, sugli spalti. Lo sanno i politici, lo sanno le società e i vertici del Coni, i prefetti e le forze dell’ordine, i giornalisti e i semplici tifosi. Quelli per i quali vigono le norme restrittive.

Dicono che gli stadi si svuotano, in Italia. Provateci a andare a una partita: per comprare i biglietti devi avere la tessera del tifoso o esibire un documento al rivenditore; nell’area dello stadio c’è la zona di prefiltraggio, dove ti controllano i documenti, ti perquisiscono, ti guardano in zaini, borse, tasche; devi passare dalle forche caudine dei tornelli e ti controllano di nuovo: guai, se hai bottigliette, ombrelli, li devi lasciare e salutare per sempre. Dentro lo stadio, ci sarebbero gli steward per assicurare l’ordine, il rispetto dei posti a sedere. Per lo più, fanno coreografia, coi loro bei fratini gialli.

Questa severità vale soltanto per i tifosi normali, pure se donne o con bambini al seguito. Loro, le orde barbariche del tifo organizzato, le bande di ultrà – col pretesto di organizzare le coreografie coi bandieroni, gli striscioni – superano i tornelli, senza controlli e spesso senza biglietto, e con la compiacenza, in qualche caso, di chi dovrebbe coordinare i controlli, introducono di tutto nello stadio: fumogeni, bombe carta, bastoni dissimulati da aste delle bandiere, spranghe, pietre e banane di gomma, quelle per insultare i giocatori dalla pelle nera.

Li vedi ammassati a urlare i loro cori, quelli a sostegno della loro squadra, ma, più spesso, specialità tutta italiota, contro quella avversaria, insulti ai giocatori dell’altra squadra, ai loro supporters, alle loro mamme, contro i neri, contro gli sbirri, contro chi non tifa come loro. E gli stadi diventano megafoni per il razzismo più becero, per l’odio etnico e geografico tra tifoserie dello stesso paese.

Gli altri, si devono adeguare, non c’è scelta. E continuiamo a parlare di valori educativi dello sport? Gli steward? E che possono fare contro una massa di migliaia di esagitati, resi più forti dall’anonimato del branco? Perché, tra loro, ci sono anche brave persone, ma dentro lo stadio prevale la logica dell’orda, la spersonalizzazione dei valori e della responsabilità.

Lo stadio è il loro regno, lo Stato se ne tiene fuori, distante e indifferente. E i re sono i vari Genny ‘a carogna. Impongono le loro leggi ai sudditi ultrà, ai semplici tifosi e cercano di imporle alle società. Queste sono ostaggio dei facinorosi per la famigerata norma sulla responsabilità oggettiva: se i tifosi sono responsabili di episodi violenti o di espressioni razziste, paga la società. Ma, è inutile, perché poi i casi si ripetono, come all’Olimpico. Sono scene che si ripetono ogni domenica, ripeto: lo sanno tutti.

Si cita l’esempio dell’Inghilterra, dove il fenomeno degli Hooligans è stato debellato (soltanto da dentro gli stadi), ma non si fa nulla.

È inutile girarci intorno: le bande ultrà, i gruppi del tifo organizzato devono essere sciolti, per legge. Niente club organizzati, si può tifare lo stesso. Basta spazio negli stadi per i branchi di esagitati che usano il pretesto sciocco del tifo che, da passione, diventa ideale. Che ne sanno Genny e i suoi simili degli ideali? Comprino anche loro i biglietti individuali, si siedano in mezzo ai tifosi normali, passino dalle stesse forche caudine e, come in Inghilterra, al primo schiamazzo esagitato, siano cacciati senza appello.

In Spagna, l’autore del lancio della banana al giocatore del Barcellona Dani Alves è stato individuato e denunciato; sempre in Spagna, un ragazzo che si era seduto tra i tifosi del Barcellona, indossando la camiseta blanca del Real, è stato fatto allontanare dallo stadio da due steward, gentili ma decisi. In un mondo ideale, non ci dovrebbe essere nulla di male: tu tifi per i tuoi e io per i miei, nel Rugby succede questo, ve lo posso testimoniare per averlo vissuto personalmente. Nel calcio non può.

In Italia, siamo ancora alle gabbie per i tifosi ospiti e ai capi ultrà appollaiati sulle recinzioni che separaono gli spalti dal campo di gioco; loro, i politici, i capi di governo, i ministri della polizia, i capi dei partiti di opposizione che sono anche presidenti di club calcistici che fanno? Chiacchierano a vuoto per riempire lo spazio tra un episodio vergognoso e il prossimo.

(Foto di prima pagina tratta da fanpage.it)

Stanislao Lauricina

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