Gela, sindaco vieta erogazione dell’acqua di notte «Persone soffrono d’insonnia per riempire vasche»

Svegliarsi nel cuore della notte o, peggio ancora, rimanere vigili e insonni in attesa del segnale: quel rumore che indica l’erogazione dell’acqua. Per poi far riempire il serbatoio, in attesa della futura crisi idrica da fronteggiare con le riserve accumulate. È il destino di tanti a Gela. Che però adesso potrebbe cambiare. Venerdì scorso il sindaco Domenico Messinese ha emanato un’ordinanza che vieta al gestore del servizio integrato, la società spagnola Caltaqua, la distribuzione notturna del prezioso liquido. 

«L’ho fatto per tutelare la salute dei cittadini – spiega il primo cittadino in conferenza stampa -. Ci sono persone che soffrono d’insonnia per riempire le vasche. La notte è fatta per dormire, non per accendere dispositivi elettrici. E poi il rumore prodotto dai motorini costituisce un disturbo alla quiete notturna». D’ora in poi l’erogazione viene disciplinata dalle sei e mezza del mattino alle ore 23. Basteranno 16 ore e mezza per esaudire la sete e i bisogni di una città di 75mila abitanti? Il dubbio sorge se si considera che dal suo insediamento, nel 2006, Caltaqua non è finora riuscita a garantire una distribuzione 24 ore su 24. Messinese contesta la mancata esecuzione delle opere e degli interventi per la realizzazione di nuovi impianti nei tempi previsti dal piano d’ambito, quando cioè fu sottoscritta la privatizzazione del servizio per la durata di 30 anni. «Sono dieci anni che a Gela si è insediata Caltaqua e non si vedono miglioramenti», accusa ancora il primo cittadino. Un braccio di ferro, quello tra l’amministrazione e la società spagnola, che non accenna a terminare. A ridosso della stagione estiva, che nella città del golfo significa spesso carenza d’acqua nelle abitazioni, per via di una rete idrica vetusta e in parte sostituita. Come ad esempio il tratto che attraversa il quartiere san Giacomo, ultimato nel 2014 (per un investimento di quasi due milioni di euro) e che per il sindaco «non ha neppure portato buoni risultati». 

Inoltre la citata ordinanza si aggiunge a quella dei giorni scorsi relativa al servizio delle autobotti per gli abitanti della frazione balneare di Manfria che, in assenza di acqua corrente, è stato finora garantito dal Comune. Responsabilità anche qui scaricata su Caltaqua. «Noi non abbiamo competenza in servizi come questo – ribadisce Messinese -. È sempre il gestore del servizio idrico che dovrebbe compensare le proprie mancanze. Invece ci abbiamo pensato noi, con autobotti vecchie e con un costo che viene scaricato sulla collettività». Per quel che traspare dalle rimostranze dei cittadini, fino a questo momento Caltaqua non ha eseguito l’ordinanza della giunta. Che si è vista costretta a mettere su un ufficio apposito per esaudire le richieste di fornitura idrica degli abitanti. «Andremo a conteggiare il danno e ci rifaremo su Caltaqua – annuncia il sindaco -. Se alla società spagnola tutto ciò non sta bene si rivolga al Tar e agli ordini competenti». 

Una querelle che potrebbe trascinarsi per le lunghe e andare incontro a conseguenze politiche e giuridiche. L’ultima denuncia dell’amministrazione è relativa all’assenza della rete fognaria nella fondamentale via Venezia, la vecchia statale 115 che a Gela è diventata una delle arterie principali. In quest’ultimo caso il sindaco ha informato la Regione siciliana, la protezione civile e il prefetto di Caltanissetta dei rischi igienico-sanitari che corre l’area. A ogni pioggia abbondante, infatti, vengono fuori liquami organici d’ogni sorta, allagamenti dovuti alle scarse reti di scolo delle acque nere e bianche. Problemi che esistono da tempo e che questa giunta intende affrontare a muso duro, anche arrivando a uno scontro con Caltaqua. «Ci sarà un po’ di disagio – conclude il primo cittadino – ma questa è la strada per avere un’adeguata rete idrica e fognaria a Gela».

Andrea Turco

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