Bambini malformati, famiglie che prima tacevano e adesso si espongono in prima persona, avvocati combattivi che rilanciano azioni risarcitorie, paure che diventano speranze. E, sullo sfondo, un rovesciamento di prospettiva tra Gela e il cane a sei zampe. Dal torto subito al riscatto il passo a volte è più breve di quel che si creda. «Si parte da una serie di procedimenti avviati anni addietro per accertare il nesso di causalità tra le patologie malformative che sono ormai tipiche di questa città e gli inquinanti prodotti dal petrolchimico». Così l’avvocato Luigi Fontanella spiega l’origine del ricorso cautelare d’urgenza, presentato insieme alla collega Laura Vassallo, per avviare nei confronti delle società del gruppo Eni (Raffineria, Enimed e Syndial) un’azione risarcitoria per danni morali ed esistenziali.
«Quando le prime famiglie mi presentarono i propri casi all’inizio sorrisi, poi studiando mi resi conto che forse qualcosa di plausibile c’era» continua Fontanella. Fino a domenica sarà possibile aderire, finora sono state raccolte oltre 500 firme. «Ci muoviamo a partire dalla perizia depositata al Tribunale di Gela il 16 luglio scorso – aggiunge Laura Vassallo -. Redatta da un pool di periti autonomi, indipendenti e terzi. Nella perizia si è fatto uso di studi epidemiologici ma si sono effettuati anche sopralluoghi e accertamenti. Gli studi epidemiologici infatti possono essere facilmente confutabili, ecco perché nella perizia non sono la base portante. Ci sono poi i dati ministeriali e regionali». Un documento di centinaia di pagine, nell’ambito di un procedimento civile che una ventina di famiglie gelesi ha promosso contro il colosso energetico e che puntava a ottenere risarcimenti economici ma soprattutto che venisse riconosciuto il nesso causale tra le malformazioni dei bambini e l’inquinamento presente a Gela. La perizia quel nesso lo individua.
Tra i tecnici di fama nazionale che compongono il team c’è anche Fabrizio Nardo, l’ex assessore del Movimento 5 stelle silurato dopo neanche un mese. «La parte ambientale – aggiunge Fontanella – è stata scritta con dovizie di particolari e rispetto del contraddittorio. I periti hanno replicato a tutte le osservazioni della controparte». Il lavoro ha attirato le attenzioni de L’Espresso e di Report, che negli scorsi giorni sono tornati a occuparsi del caso. È notizia di ieri, poi, che il senatore di Forza Italia Giovanni Mauro ha presentato un’interrogazione sul tema. Così come a breve dovrebbe fare all’Ars il pentastellato Giancarlo Cancelleri. «Ormai le malformazioni sono in secondo piano – osserva ancora Fontanella – nel senso che sono un tassello di un quadro più ampio che riguarda i cittadini. L’inquinamento ha intaccato l’ecosistema della fascia costiera, delle falde acquifere e anche verso la piana di Gela, tutte zone a ridosso della Raffineria. Un disastro ambientale, ed è per questo che ho pensato di alzare il tiro».
Conta anche la percezione che si ha dell’ambiente circostante. C’è chi per esempio rimanda l’idea fare un figlio per timore che possa nascere con qualche malformazione, chi non va al mare nelle vicinanze perché teme che sia inquinato, chi compra ortaggi a Vittoria per evitare quelli raccolti nei campi attorno alla piana di Gela dove si trovano da decenni, e in pessime condizioni, le condotte e i pozzi petroliferi. Una vita di rinunce e di calcoli. Una vita di timori e tumori. «Proveremo in ogni caso ad accertare come l’ambiente insalubre riconosciuto dalla perizia abbia cambiato il nostro modo di vivere» commentano i legali. Intanto, si preparano all’udienza del 13 gennaio prossimo. Dove a essere citato in giudizio è anche il Comune di Gela perché «come autorità sanitaria non ha preso provvedimenti nonostante i dati fossero ufficiali e conosciuti da tutti». Da parte sua, Fontanella si dice rammaricato dell’atteggiamento, a suo dire, ambivalente da parte dell’attuale giunta pentastellata. «Sono stato invitato dal sindaco Messinese – spiega – ma poi l’appuntamento è stato revocato a data da destinarsi».
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