Apologia del fascismo, processo per quattro a Gela Braccia tese e inni al duce nel ricordo delle Foibe

Avevano organizzato una marcia silenziosa, di pochi metri e a passo lento, per ricordare le vittime italiane delle Foibe ma la commemorazione si era però trasformata in una celebrazione fascista. Ad ogni coro si erano alzate le braccia tese – il saluto romano – ed erano fioccati ricordi nostalgici del regime mussoliniano e richiami al presente, all’ordine e alla disciplina. 

Per questo motivo quattro esponenti del movimento Forza Nuova – di chiara ispirazione fascista – sono stati rinviati a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare di Gela con l’accusa di istigazione a delinquere e per apologia del fascismo. Un reato, quest’ultimo, già indicato nelle norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, ma spesso non considerato in questi anni. 

A essere indagati sono un gelese di 38 anni e tre giovani di Catania. I fatti risalgono a un anno e mezzo fa, quando, il 10 febbraio, una cinquantina di noti esponenti della destra siciliana erano giunti nella città del golfo per una commemorazione della Giornata del ricordo, istituita per legge nel 2004, per «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale». Una manifestazione che nel corso degli anni è stata rivendicata, e quasi fatta propria, dalla variegata galassia neofascista

Così come avvenuto a Gela, dove un notevole dispiegamento di forze dell’ordine era presente per impedire eventuali scontri con antifascisti. Una presenza che di fatto ha garantito lo svolgimento della manifestazione. Il personale della Digos della questura ha filmato e identificato i più accaniti, presunti istigatori, che sono stati denunciati alla magistratura. La Procura di Gela ha quindi chiesto e ottenuto il loro rinvio a giudizio.

Andrea Turco

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