Gela, sindaco M5s verso l’espulsione Cosa ne pensano i portavoce siciliani

Soltanto due giorni fa aveva assicurato di non avere intenzione di «prendere ordini da Palermo, Roma o Bruxelles», ma adesso è proprio da fuori che potrebbe arrivare la decisione più forte. Per Domenico Messinese, il sindaco pentastellato di Gela, l’espulsione dal partito è infatti più che una possibilità. Dopo i dissapori degli ultimi mesi con le frange interne del Movimento 5 stelle, gli equilibri nella città nissena si sono definitivamente incrinati con la decisione di rimuovere tre assessori. La motivazione ufficiale è che Nuccio Di Paola, Ketty Damante e Pietro Lorefice erano poco produttivi, facevano «zero», al punto da mettere in crisi il motto «uno vale uno». Anche se la sensazione che dietro alla scelta possa esserci stato dell’altro – a partire dalle lotte intestine ai meet up gelesi fino ad arrivare alle antipatie personali – è forte. E adesso a interessarsi alla querelle saranno anche i vertici nazionali del partito. Grillo e Casaleggio, compresi.

In attesa che dai leader arrivi qualche segnale e che il direttorio del partito si muova, a commentare la polemica gelese sono i portavoce siciliani. Sia alla Regione che in parlamento. La tendenza è quella di prendere tempo, per capirne di più di ciò che è accaduto e perché, checché se ne dica, il rischio di un danno di immagine per l’intero Movimento non è da sottovalutare. E così, se il senatore Mario Giarrusso si trincera su un no comment «perché non conosco la questione» e per Giancarlo Cancelleri non è il caso di spingersi in valutazioni visto che al momento «non ci sono ulteriori sviluppi», dalla senatrice Nunzia Catalfo arriva un invito alla calma: «Non sono in grado di dare un giudizio su quello che è accaduto perché attendo di incontrare il sindaco nei prossimi giorni – dichiara -. Comunque non parlerei di litigi interni al Movimento, se c’è un dissenso interno vuol dire che c’è la possibilità di confrontarsi». Tuttavia proprio gli ex assessori hanno dichiarato di essere stati puniti per il mancato allineamento alle posizioni del sindaco: «Pensiero unico? Bisogna prima capire che cosa si intende per pensiero unico, se piuttosto non si tratti di coerenza».

Per il deputato regionale Giorgio Ciaccio, invece, non è il caso di intervenire direttamente nella vicenda. Almeno non per il momento: «Non ho molto da dire – commenta – se non si rispecchiano più nel progetto, lo lascino. Se il gruppo locale solleva gravi difformità con il programma, lo sfiducino (riferito a Messinese, ndr). Non abbiamo una struttura verticistica, i cittadini scelgono». E sulle voci di un coinvolgimento del direttorio nazionale, Ciaccio sottolinea che si tratta di un passaggio successivo: «Il direttorio, a meno di gravi inadempienze, può decidere di mettere in votazione la questione dopo aver sentito il gruppo locale». In ogni caso nessun rischio di danneggiare l’immagine generale del Movimento a livello regionale: «Sono livelli diversi. Ci sono altri esempi come Bagheria, Pietraperzia e Augusta. Strumentalizzare quanto accade in una singola città mi sembra eccessivo». Di vicende localistiche parla anche la deputata regionale Angela Foti: «Non conosco direttamente la situazione di Gela ma mi sembra che siano intervenute anche questioni personali – dichiara -. Questo non deve far dimenticare il segno di cambiamento che, con o senza simbolo, si è registrato in città ma allo stesso tempo spingere il Movimento a fare sempre più attenzione nella scelta dei candidati sindaco e delle liste». Da Foti, poi, un invito a fare squadra: «Specialmente i gruppi locali devono imparare a collaborare e lavorare insieme – conclude -. Una cosa che in generale la nostra società è abituata poco a fare».

Intanto, arriva una smentita sull’esistenza di un dossier su Messinese che i consiglieri gelesi più critici avrebbero inviato al direttorio del partito: «Non abbiamo mandato alcun dossier – dichiara la consigliera Valentina Farruggia -. Il direttorio già da tempo osservava la giunta». Un lungo sguardo che, secondo i più informati, potrebbe portare alla decisione di ritirare il simbolo già tra oggi e domani.

Andrea Turco

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