Gela, la Torre seicentesca inghiottita dal degrado Evento e raccolta firme per chiederne l’esproprio

«Bisogna accendere i riflettori su uno dei simboli di Gela. E bisogna farlo proprio perchè è svilito, malandato. Se io non dico che c’è un problema, come lo risolvo?». Giorgia Turco è socia dell’Archeoclub ed è tra le organizzatrici dell’evento Gela segreta–La Torre di Manfria. Domani, domenica 15 maggio, dalle 16 alle 20, grazie all’associazione culturale gelese sarà possibile visitare la torre di avvistamento e segnalazione, tra i siti storici più conosciuti e riconosciuti di Gela. Grazie anche alla sua posizione che domina la costa che va verso l’Agrigentino. E che però da anni cade letteralmente a pezzi. 

Ci si riferisce alla Torre di Manfria, ma potrebbe essere qualsiasi altro bene culturale di una città che dopo la dismissione di Eni tenta di reinventarsi. Le proposte d Turco, che è un’esperta in management dei beni culturali, sono finora rimaste inascoltate ed inevase. Ma lei non demorde. «In passato la Torre è stata utilizzata come location per aperitivi – spiega -. Non ci sono mai state manovre di interesse reali. Per dire: c’è ancora chi crede che la Torre sia medievale o federiciana. Nel sito non c’è neanche un pannello che fornisca le necessarie indicazioni». 

La storia del bene culturale viene invece narrata da anni da Nuccio Mulè, professore e presidente dell’Archeoclub locale. Che la racconterà ancora una volta di persona a chi vorrà aderire all’evento di domenica. «Per molti secoli i mari che circondano la Sicilia furono frequentati dai pirati saraceni – scrive Mulè nella cartolina che pubblicizza l’iniziativa -. Pertanto si rese necessario approntare un sistema di difesa sulle coste dell’Isola. Tra il XV e il XVI secolo furono innalzate delle torri, che sorgendo in siti sopraelevati, in prossimità del mare o su promontori, diventarono postazioni privilegiate di avvistamento delle imbarcazioni saracene». Come appunto la Torre di Manfria, i cui lavori iniziarono nel 1549 e furono completati nel 1615. 

A distanza di 400 anni  il bene però versa in una drammatica condizione di degrado. Anche per via della sua condizione legislativa. La Torre sorge infatti in un terreno di proprietà di un privato. «La famiglia Iacona si è dimostrata disponibile e attenta, in questa come in altre iniziative – sottolinea Turco -. Ma non è in grado di restaurarla né tantomeno di preservarla». Per questo motivo l’Archeoclub informa che a partire da domenica sarà avviata una raccolta firme per chiederne l’esproprio per pubblica utilità. La petizione popolare sarà indirizzata al Comune di Gela e alla Regione siciliana «affinchè possano celermente attivarsi – si legge nel comunicato stampa inoltrato dall’associazione – per la salvaguardia della Torre di Manfria che rischia di aggiungersi alla lunga lista dei beni spariti nell’indifferenza a danno di un intero territorio e delle generazioni future».

Andrea Turco

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