Nella piazza Umberto I alcuni volti storici non ci sono più. Erano quelli dei carusi, a sentire Franco, metalmeccanico gelese. Anche lui, habituè di quell’ufficio di collocamento all’aperto che continua ad essere la piazza centrale del centro storico, non frequenta più quei posti. Lavora da alcune settimane all’Isab di Priolo. Come lui, tanti altri. Almeno 300, secondo le stime confermate anche dal segretario generale della Cgil di Caltanissetta Ignazio Giudice. Senza lavoro e spesso senza neanche ammortizzatori sociali all’indomani della riconversione della Raffineria, gli operai dell’indotto hanno cercato in tutti i modi di agganciarsi a qualsiasi fermata lavorativa.
Accanto alla loro situazione c’è poi quella dei lavoratori del diretto. Ce ne sono già almeno 250 che sono stati trasferiti a Viggiano, in Basilicata, pur rimanendo di ruolo a Gela. E poi a decine a Livorno, in quella Raffineria che invece è stata mantenuta, piuttosto che riconvertita. Insomma: l’esodo degli operai gelesi è cominciato. Sindacati, istituzioni ed Eni hanno confermato che il 2015 sarà un anno di transizione. Per chi era rimasto fermo da un po’, soprattutto i metalmeccanici Smim ed Elettroclima, il ritorno ad un lavoro usurante e alle trasferte non è stato semplice.
«I primi giorni avevo dolori ovunque – conferma Franco – Ho dovuto prendere una casa a Siracusa, insieme ad altri cinque colleghi. Qui i prezzi sono uguali per tutti, mi sa che i proprietari si sono messi d’accordo: l’affitto di una stanza non scende sotto i 200 euro. Io e tanti altri ci siamo sganciati dalla cassa integrazione per lavorare durante questo periodo di fermata, sperando che ci venga rinnovato». Come Franco, anche tanti altri sono disillusi su un ritorno in Raffineria. Complice l’accumulo di numerose mensilità di ammortizzatori sociali che non sono state loro pagate. «Per colpa dello Stato e dei politici locali ho contratto parecchi debiti, e coi soldi di questa sola fermata non riuscirò manco a ripagarli tutti».
Il sindaco di Gela Angelo Fasulo ha provato a rassicurare gli animi. «La fase progettuale della Green Rafinery procede regolarmente e sarà completata entro settembre – ha detto il primo cittadino di ritorno da Palermo – i lavori di riconversione dovrebbero quindi iniziare nelle prime settimane del 2016 per completarsi nel giro di due anni. Questo vuol dire lavoro per le maestranze dell’indotto che saranno coinvolte a pieno titolo nella costruzione della bio-raffineria».
Fino ad allora, par di capire, ciascun pensi per sé. Che è quello che stanno facendo gli operai. Con alcuni che provano ad approfittare del periodo di difficoltà collettivo. «Siamo venuti a conoscenza – dice Ignazio Giudice – che ci sono pensionati che stanno lavorando a danno dei disoccupati. Così si dà pane a chi ce l’ha e lo si toglie a chi non ce l’ha. In ogni caso è stato firmato il decreto Inps per le situazioni più critiche, penso a Smim ed Elettroclima, affinché vengano riconosciuti i contributi che gli spettano. C’è da attendere solamente il tempo della procedura per la liquidazione».
Ma chi è fuori la speranza di un ritorno lavorativo vicino casa la sta già perdendo. Si tratta spesso di operai di una certa età. «Sono disposto a fare sacrifici per altri 10 anni – dice Giuseppe, un altro metalmeccanico che ha superato abbondantemente gli anta – Adesso conto di tornare per le vacanze, e so già che tutti mi chiederanno il voto (le amministrative si terranno a cavallo tra maggio e giugno ndr). E’ meglio che nessuno si avvicini, quest’anno la tessera elettorale è la volta buona che la strappo».
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