Gela, il basket non fa canestro per la serie C Bernardo: «Qui manca la cultura dello sport»

Una notizia nell’aria da qualche tempo ma adesso c’è la mesta ufficialità. Il Basket Gela rinuncia all’iscrizione alla divisione nazionale di serie C. Si riparte dalle giovanili, con l’under 19 che si trova anch’essa già costretta a declinare la propria partecipazione al campionato perché troppo oneroso. Col rischio concreto che i talenti locali saranno costretti a trasferirsi altrove. Dopo 30 anni di storia della pallacanestro nissena, la società diretta dal presidente Aldo Urrico e il direttore generale Totò Bernardo si arrendono all’evidenza. Senza sponsor, senza contributi comunali e senza un sostegno da parte di fondazioni e privati era solo questione di tempo. «Non c’erano le condizioni economiche – ammette il dg Bernardo – già da alcuni anni si sopravviveva a stento, solo grazie ai giovani».

Anche nello sport si può morire di inedia. Non ha attecchito neanche l’interessante proposta dell’azionariato popolare, che ha visto proprio in Totò Bernardo la vera anima di un’idea nella quale si è puntato fortemente questa estate. Una soluzione così descritta nella propria bacheca Facebook: «L’azionariato popolare è uno strumento che ha funzionato in realtà sportive importanti che hanno vissuto momenti di difficoltà; attraverso una donazione liberale i cittadini contribuiscono al riassetto economico della società e partecipano alla gestione come se fossero azionisti, dall’assemblea usciranno le direttive che gli amministratori seguiranno per rilanciare il basket». Servivano 300 quote da 100 euro a testa, ne sono arrivate poco più di 100. L’attivo dg aveva ricordato in molte interviste che l’acquisto della quota per l’azionariato popolare non sarebbe stata un’elemosina ma un’elargizione, molto vantaggiosa tra l’altro perché avrebbe compreso l’abbonamento per la stagione sportiva 2014/2015, la felpa ufficiale del team, sconti negli esercizi convenzionati. Oltre l’innovazione di una gestione collettiva e non più verticistica, forse il vero fiore all’occhiello che avrebbe potuto vantare la società.

Eppure i numeri del Basket Gela stanno a testimoniare una forte passione della città per la palla a spicchi: 250 atleti tra il minibasket ed il settore giovanili, progetti scuola per migliaia di bambini, almeno dieci posti di lavoro, due playground realizzati e sempre molto frequentati, tornei estivi. Allora come si spiega questo fallimento? Solamente con l’indifferenza degli appassionati e la crisi economica? «A Gela manca la cultura dello sport – spiega ancora Totò Bernardo – non ci sono imprenditori pronti ad investire su un progetto. Chi se la prende con l’assenza di contributi da parte del Comune sbaglia, anche perché le istituzioni non possono finanziare le associazioni sportive. Qui non si capisce che attraverso lo sport si possono creare lavoro e turismo». La conclusione, per l’ex giocatore che i più aficionados ricorderanno sui parquet gelesi e dalla buona dinamica di tiro, è rassegnata e tristemente realista. «Ho 35 anni di pallacanestro alle spalle – conclude – ho capito che qui non c’è spazio per i sogni ma si deve fare quel che si può fare».

Andrea Turco

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