Gela, i funerali delle bambine uccise dalla madre Maestre: «Vi chiediamo scusa a nome degli adulti»

Le facce contrite, gli occhi lucidi, il vano tentativo di trovare un senso a una tragedia non sono solo quelli dei parenti e dei conoscenti delle due bambine uccise dalla propria madre in casa. Alla cerimonia funebre, svoltasi oggi presso la Chiesa Madre di Gela – a poca distanza dal luogo del duplice infanticidio – una folla composta e sgomenta si è riversata attorno alle due piccole bare bianche. Il vescovo della diocesi di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana, ha dato voce a un comune sentire. «Molta gente si è avvicinata per chiedere il senso di quanto accaduto – ha detto -. Anch’io sono segnato da questa voglia di comprensione. Ma un senso non c’è. La città è già sofferente per tante ragioni, questa è un’ulteriore piaga e umiliazione».

La messa viene trasmessa in filodiffusione, per i tanti rimasti fuori. Le forze dell’ordine, in un numeroso spiegamento, servirebbero ad assicurare che tutto avvenga senza tensioni. Ma non ci sono rischi in tal senso. Tante invece sono le parole di condanna verso una madre che «ha compiuto un gesto che neanche le bestie», dice un passante. E in molti gli danno ragione. Forse comprendendo l’odio che aleggia nell’aria, monsignor Gisana invita alla riflessione. «Ognuno deve prendersi la responsabilità di ciò che è accaduto – continua nella sua orazione il prelato -. Non consideriamo più nostri fratelli neanche quelli di sangue. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello è ancora nelle tenebre». 

Sono le parole delle maestre delle due bambine quelle che però colpiscono di più. «Vi chiediamo scusa, a nome di tutti gli adulti presenti e assenti – si rivolge alle piccole uccise, tra le lacrime, la maestra Loredana -. Ricorderò per sempre il tuo ultimo abbraccio, col quale mi hai augurato buon natale. Amavi la natura e le farfalle, sognavi di avere un cucciolo di cane, volevi studiare matematica per sempre. Parlavi di lei, della tua mamma che amavi tanto». 

All’uscita delle due bare ornate da fiori bianchi un lungo applauso, qualche pianto, il saluto delle forze dell’ordine. Mestamente escono tutti: i consiglieri comunali stretti attorno a Vincenzo Giudice – il capogruppo M5s parente delle due bambine -, il marito della madre omicida che in questo momento si trova ancora in ospedale, dallo sguardo assente e che non proferisce parola, i tanti giovani accorsi in chiesa. Il corteo funebre scivola lungo il corso principale della città in un silenzio quasi surreale. Le saracinesche degli esercizi commerciali rimangono chiuse al passaggio delle bare. 

Andrea Turco

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