Non gli sono mai piaciute le contestazioni. Specie se avvengono nella città che, a suo dire, «si è salvata perchè è quell del presidente della regione». Così un Rosario Crocetta piccato, di fronte ad una piazza Umberto dove sono più numerosi i contestatori che i sostenitori, interrompe a metà il comizio elettorale a favore del sindaco uscente Angelo Fasulo. Con lui sul palco anche il senatore Beppe Lumia e il deputato all’assemblea regionale siciliana Giuseppe Arancio.
Dopo, quando Il presidente della regione scende in piazza a stringere le mani e ad ascoltare le richieste dei cittadini, i cori e gli slogan contro proseguono, lo sommergono e lo costringono in una ritirata che sembra scocciarlo parecchio.
L’ingrato compito d’apertura degli interventi, a fronte di decine e decine di persone arrabbiate, tocca ad Arancio. «Noi su Gela vogliamo costruire – afferma il deputato Pd – e ciò lo testimoniano i fatti. E’ inutile che contestate». Ad un animale da palco come Crocetta quel dissenso, lo testimoniano le smorfie, deve infastidire parecchio. Anche Lumia è nervoso. Lo si capisce quando ammonisce che «non c’è spazio a Gela per i contestatori», sottolineando che «i figli del popolo non criticano e parlano di turismo».
A placare i toni ci prova Fasulo. «Questa è una campagna elettorale – dice il primo cittadino uscente – che passerà alla storia perché permeata di odio. Ma noi parliamo anche ai contestatori. Non si era mai vista Gela al centro delle attenzioni nazionali. E ad ottobre avremo conseguito il 100 per cento della sostituzione della rete idrica, grazie all’utilizzo dei fondi comunitari».
Quando prende la parola Crocetta i fischi e gli insulti aumentano in maniera esponenziale. Alle proteste il presidente della regione risponde in maniera accesa. «Sapevamo dei fischi – urla l’ex sindaco della città – ma c’è anche l’acqua sporca insieme a loro. Chi contesta o è pagato o è interessato. Non solo disturbano ma sono disturbati». Il riferimento, neanche tanto velato, è soprattutto al candidato a sindaco per la lista Trinacria Saverio Di Blasi, che in maniera veemente si contrappone da anni al potere di Crocetta. «E’ inutile che parli assai – gli dice rivolgendosi a lui in prima persona – perchè ti conosciamo. Qui si tratta di combattere un colosso come l’Eni. Finora non è stato licenziato nessun lavoratore».
In piazza però ci sono gli ex operai della raffineria, quelli in cassa integrazione, che in attesa dei versamenti Inps prevedono a breve una fermata lavorativa a Milazzo, o quelli licenziati da aziende anche illustri come Riva e Mariani, per via dell’assenza di commesse da parte di Eni. Pochi No Muos, intanto, osservano sornioni le contestazioni popolari. Il loro interesse è rivolto ai giovani e alle giovani che distribuiscono volantini della lista Il Megafono, il movimento-partito del presidente. Ragazzi e ragazze che, alla fine della giornata, verranno pagati con 20 euro. «Non hanno neanche un sussulto di dignità – dice Rocco del comitato No Muos di Gela – si svendono per una pizza e poco più. Non gli frega nulla di ciò che ha combinato Crocetta, ma solo di quei quattro soldi che riusciranno ad incassare».
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