La crisi dell’indotto di Gela sembra inarrestabile. Non c’è pace per gli operai della ex Raffineria, che a distanza di due anni dalla firma del protocollo d’intesa sono stati costretti a reinventarsi un lavoro. È notizia di pochi giorni fa che Eurocoop, altra ditta locale, ha inviato 50 lettere di licenziamento ad altrettanti ex operai. Ad aprile il caso più clamoroso, con 115 interruzioni di lavoro da parte della Smim impianti, altra storica azienda dell’indotto.
A questo giro oltre il danno la beffa: sono una trentina gli ormai ex Eurocoop che nel frattempo avevano trovato altri impieghi sparsi per l’Europa. Dovranno tornare entro fine mese in città per firmare l’iscrizione alle liste di mobilità, ovvero l’ultimo ammortizzatore sociale possibile e anticamera del licenziamento vero e proprio. Tutto a proprie spese, e con il rischio che la trasferta non venga rinnovata.
Intanto lo scorso mercoledì a Caltanissetta è stata ufficializzata la cassa integrazione in deroga proprio per gli ex operai della Smim impianti. Tra il 15 e il 20 dicembre dovrebbero essere concessi i pagamenti da parte della Regione. Un’attesa lunga quasi un anno, perché le mensilità che devono essere corrisposte sono quelle relative ai mesi che vanno da gennaio a marzo, quando il governo Crocetta assunse la misura straordinaria in attesa che la ditta riuscisse a trovare nuovi possibili appalti. Invece, a ridosso della Pasqua, l’azienda inviò le lettere di licenziamento.
Anche in questo caso sorriso amaro da parte degli operai: perché nel frattempo, in attesa dei soldi regionali, hanno ricevuto sia i soldi relativi alla mobilità che gli 80 euro previsti dal governo Renzi.
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