Gasdotto Malta-Gela, Ue non sa dell’uranio in mare «Contatteremo Roma per valutare una verifica»

Ricorrere al trattato Euratom. Due mesi e mezzo dopo il parere negativo sulla realizzazione del gasdotto Malta-Italia, che dovrebbe avere a Gela uno degli approdi, esiste la possibilità che venga attivato quanto previsto dal documento che nel 1957 fu sottoscritto per istituire la Comunità europea dell’energia atomica. All’articolo 35 il trattato prevede che «la Commissione ha il diritto di accedere agli impianti di controllo e può verificarne il funzionamento e l’efficacia», tenendo conto che spetta a ciascuno Stato provvedere al «controllo permanente del grado di radioattività dell’atmosfera, delle acque e del suolo, come anche al controllo sull’osservanza delle norme fondamentali».

Per chi si chiedesse quale sia la correlazione tra il progetto del gasdotto, che gode di un finanziamento di centinaia di milioni proprio da parte dell’Ue, e le valutazioni in materia di inquinamento da sostanze radioattive, la risposta va cercata nel documento inviato dall’ente gestore della riserva naturale del Biviere al ministero per la Transizione ecologica, nell’ambito della valutazione d’incidenza ambientale. Nella relazione viene specificato che nei fondali antistanti la costa gelese sono presenti concentrazioni superiori ai limiti di rilevabilità di Uranio 238 e Torio 234. Entrambi isotopi radioattivi. Il primo è conosciuto più comunemente come uranio impoverito, anche nel caso del mare gelese la sua origine non è legata a rifiuti prodotti dalle centrali nucleari ma alle attività che in passato hanno interessato l‘ex deposito di fosfogessi. «L’Ispra (l’Istituto per la protezione e regolazione ambientale, ndr) nell’ambito delle discariche con presenza di radionuclidi naturali cita il sito di Gela tra quelli italiani più problematici per volumi e per il fatto che per anni sono stati dispersi in mare», si legge nel parere.

Dopo l’articolo di MeridioNews, a chiedere lumi alla Commissione europea era stato l’eurodeputato siciliano Ignazio Corrao. La risposta all’interrogazione è arrivata una settimana fa dal commissario lituano Virginijus Sinkevičius. «La Commissione contatterà l’autorità italiana competente per valutare la necessità di una verifica ai sensi dell’articolo 35 del trattato Euratom», si legge a conclusione della comunicazione ufficiale. Nella stessa Sinkevičius spiega che «la Commissione non è in possesso di tutti gli elementi relativi al progetto e non può valutarne la conformità al diritto dell’Ue e le possibili incidenze ambientali». Allo stesso modo, l’organo esecutivo dell’Ue «non dispone di informazioni precedenti sulla presunta contaminazione radioattiva del fondale marino dell’area in questione». Ciò proprio sulla base del fatto che tocca agli Stati membri «la responsabilità principale dell’attuazione del diritto dell’Ue, anche in relazione alla corretta valutazione delle possibili incidenze dei progetti sui siti Natura 2000 (di cui fa parte il Biviere di Gela, ndr)».

«Sono soddisfatto, finalmente si muove qualcosa per la tutela della salute della comunità», dichiara Corrao a MeridioNews. Il parlamentare europeo sottolinea gli aspetti positivi dell’avere sollevato il tema a Bruxelles. «L’impegno preso ufficialmente dalla Commissione Ue di avvisare e intavolare un procedimento con le autorità italiane – aggiunge – è un segnale importante per la bonifica e la tutela della salute dei gelesi, ma anche un elemento da considerare nel progetto di gasdotto Italia-Malta, ancora in attesa della valutazione di incidenza ambientale».

La notizia è arrivata nel giorno in cui il presidente della Regione Nello Musumeci ha incontrato la ministra dell’Energia di Malta Miriam Dalli per parlare di altri progetti che interessano la Sicilia e l’isola dei cavalieri. Il governatore ha annunciato l’istituzione di un tavolo tecnico «in cui elaborare le strategie e procedure di avanzamento del progetto di costruzione del secondo interconnettore elettrico». Quest’ultimo prevede la costruzione di un nuovo cavo da duecento megawatt che correrà in parallelo con l’altro interconnettore che già collega Malta alla Sicilia, nello specifico alla provincia di Ragusa. Il costo del progetto si aggira intorno ai 170 milioni. «La creazione di un secondo interconnettore è il modo migliore per rispondere alle richieste di elettricità da parte dei cittadini maltesi – ha detto la ministra maltese – e per questo chiediamo la collaborazione del governo regionale al fine di accelerare questo processo che dovrebbe concludersi entro il 2025».

Simone Olivelli

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