Il Comune di Catania ha proposto il licenziamento per giusta causa del funzionario Orazio Fazio. L’istruttoria è già stata avviata e adesso saranno i normali tempi tecnici – dettati anche dal diritto di difesa del dipendente pubblico – a stabilire se la sua carriera a Palazzo degli elefanti si è conclusa per via dell’inchiesta Garbage affair della procura di Catania. Fazio, ex responsabile del servizio di Nettezza urbana municipale, si trova in carcere con le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti. Secondo la magistratura, avrebbe favorito l’imprenditore Antonio Deodati, patron della romana Ecocar, nell’ottenimento del servizio di spazzamento e raccolta dell’immondizia a Catania. In cambio avrebbe ottenuto viaggi, computer e smartphone. Il 21 marzo è stato sentito dai magistrati e già allora il suo avvocato, Francesco Siracusano, aveva dichiarato di non volere fare ricorso al tribunale del Riesame. Rimane in campo, però, l’opzione che possa chiedere un nuovo colloquio con i procuratori titolari dell’indagine, per continuare a raccontare quanto avveniva negli uffici di via Pulvirenti, sede dell’assessorato all’Ecologia.
Diversa è invece la posizione di un altro dei volti noti del Comune, il dirigente Leonardo Musumeci, accusato di turbata libertà degli incanti. Reintegrato a Palazzo degli elefanti dopo la sospensione dell’interdizione dai pubblici uffici per un anno, misura alla quale era stato sottoposto. Al momento, Musumeci è in ferie da qualche giorno. Il suo contratto, in scadenza il 31 marzo, probabilmente sarà rinnovato – come previsto per gli incarichi con funzione dirigenziale, di durata triennale – ma è improbabile che torni a occuparsi dell’Ecologia. Prima di Pasqua, dovrebbe essere resa nota la sua nuova destinazione.
Ancora nessuna novità, invece, per l’ex ragioniere generale Massimo Rosso (interdetto per 12 mesi anche lui): la misura nei suoi confronti rimane, forse anche a fronte della decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio di garanzia. Rosso, però, potrebbe chiedere di essere sentito dai magistrati dopo i primi giorni di aprile. Il risvolto amministrativo della sua posizione giudiziaria deve essere ancora definito: da quanto si apprende, avrebbe inviato una lettera di dimissioni in Comune, che dovranno essere accolte o rigettate dal sindaco Enzo Bianco. Per lui, comunque, l’ufficio Provvedimenti disciplinari non avrebbe ancora deciso se intervenire con un licenziamento.
Il blitz Garbage affair è scattato nella notte tra il 15 e il 16 marzo e ha fatto luce su un presunto sistema di corruzione nella gestione della raccolta della spazzatura a Catania. Al centro dell’inchiesta c’è il mini-bando da 106 giorni e 12 milioni realizzato dal Comune per assegnare temporaneamente il servizio di igiene urbana in città. Tutto in attesa che si svolgesse la gara settennale da 350 milioni di euro, andata deserta già tre volte. Per gli uffici di piazza Verga, le violazioni sarebbero cominciate già al momento della selezione delle ditte: da un lato, la mancata esclusione dalla gara della ditta Ecocar (che con Ipi, in passato sotto interdizione antimafia, condivide parte della proprietà); dall’altro la mancata erogazione delle penali per la cattiva esecuzione del contratto. Sanzioni amministrative passate da 3600 euro a oltre centomila, dopo gli approfondimenti di MeridioNews.
Dopo l’inchiesta, da più parti politiche e non solo erano arrivate le richieste di dimissioni per il sindaco di Catania Enzo Bianco e per l’assessore all’Ecologia Rosario D’Agata. Nessuno dei due, però, ha mai manifestato l’intenzione di fare un passo indietro. «Il Consiglio comunale si riunisca e sfiduci il primo cittadino», proponeva l’associazione di imprenditori Il tavolo per le imprese. Una questione di «decoro nei confronti della città», che avrebbe dimostrato che a Catania ci sono «gli anticorpi morali» per combattere la corruzione e il «degrado che stiamo vivendo». Un gesto, poi, tanto più forte in vista delle prossime elezioni amministrative per il vertice di Palazzo degli elefanti: «Che serva da monito al futuro primo cittadino».
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