Ganesh, tre busti per un dio solo La comunità mauriziana divisa per una festa

Gli induisti venerano molti dei, ma di Ganesh ce ne sarebbe uno solo, condiviso da tutti. Non è andata così lo scorso 31 agosto per la festa del Ganesha Chaturthi catanese, che ha registrato una moltiplicazione del dio-elefante. La statua di gesso che ha sfilato per via Etnea, infatti, non era l’unica. E quella che sembrava una miniatura colorata della festa di Sant’Agata era, a quanto pare, un modellino di conflitti etnico-religiosi. Di fatto, la comunità mauriziana si è ritrovata a portare in processione per Catania tre diverse riproduzioni del dio: colpa dei contrasti fra le associazioni culturali e religiose Geetanjali, Shiv Shakti e Catania Ganesh association, ognuna delle quali si sarebbe organizzata separatamente per rendere omaggio alla divinità, realizzando il proprio busto, ma sempre biodegradabile.

«Il nostro era di argilla e ornato di gioielli, ed è stato il primo a entrare in acqua», puntualizza Dewanand Rao Rama, da sette anni presidente di Catania Ganesh association, rievocando l’approdo della processione alla spiaggia libera numero 1. «I catanesi ci chiedevano perché ci fossero tre statuette», si rammarica, e rivendica alla sua associazione il compito di organizzare il Ganesha Chaturthi: «Noi siamo marathi, originari del Maharashtra, la regione dell’India in cui nel Seicento si cominciò a celebrare questa festa».

Da vent’anni, infatti, la Ganesh association si occupa di organizzare l’evento a Catania, ma da allora è in contrasto con il Geetanjali circle, che l’ha sempre celebrata a parte. Fino al 2013, però, sarebbero stati ottimi i rapporti con l’associazione Shiv Shakti. «Quest’anno si sono organizzati per conto loro – continua Rama – non sappiamo cosa gli passa per la testa». La vicenda dei tre busti di Ganesh è perciò finita all’ordine del giorno il 7 settembre, nell’assemblea che la Ganesh association tiene alla Cgil ogni prima domenica del mese.

Amareggiato anche il presidente della Federazione catanese delle associazioni mauriziane, Milinte Raynald, che tenterà di ricucire i contrasti. Teoricamente, «tutti gli indu possono organizzare feste per il dio Ganesh – spiega – ma, per tradizione, i marathi hanno la precedenza». La divisione della comunità catanese gli rincresce maggiormente se pensa alla sua terra: «Dal 2001 nelle Mauritius esiste una federazione interreligiosa con 33 capi diversi, che ha reso possibile persino l’istituzione dei matrimoni misti», racconta. «Ed è molto triste – prosegue – che a Catania, fra sole otto associazioni, non possa esserci unione». Una situazione poco incoraggiante anche se si guarda alla motivazione che nel 2005 portò alla nascita della Federazione: «Da anni, a Catania, il 12 marzo si celebrava l’indipendenza delle Mauritius con due feste diverse, e non aveva senso – continua Milinte – L’idea del console fu quella di dotare la comunità di uno strumento per superare queste divisioni. Abbiamo diverse etnie e religioni, ma siamo tutti mauriziani».

Cattolici, islamici, tamil e telegu: sarebbero tutti rappresentati nelle otto associazioni esistenti a Catania, ognuna delle quali, secondo quanto riferito dal presidente della Federazione, raggrupperebbe un diverso gruppo etnico. Circa 500 mauriziani, su un totale di quasi duemila presenze, secondo i dati della Questura. Il prossimo banco di prova sarà il 25 settembre, giorno del Durga Puja. La festa induista della dea Durga, tradizionalmente legata all’etnia bengalese, sarebbe competenza dell’associazione Shiv Shakti.

Barbara Distefano

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