Dopo 110 giorni è finita la detenzione in Germania di Alessandro Rapisarda. L’attivista del centro sociale etneo Liotru, arrestato ad Amburgo in occasione del G20 del 7 e 8 luglio. La polizia tedesca lo aveva bloccato all’uscita di un bar del centro storico della seconda città tedesca più popolosa. L’accusa, per lui, era quella di avere lanciato una bottiglia verso le forze dell’ordine, poi finita sul corpetto di un agente in tenuta antisommossa. Sempre ad Amburgo erano stati arrestati anche altri siciliani. Da un lato l’attivista di Partinico Emiliano Puleo e dall’altro Orazio Sciuto, anche lui componente del centro sociale catanese. Il primo è stato scarcerato all’inizio di ottobre, con una condanna, con la condizionale, a un anno e sei mesi. Mentre il secondo pochi giorni prima, a fine settembre, con una pena sospesa a un anno.
Rapisarda, che in questo momento si trova ancora in Germania, potrebbe fare rientro in Sicilia già nei prossimi giorni. Per lui i giudici del tribunale di Altona hanno disposto una condanna, sospesa, a un anno e un mese. In questi mesi erano trapelati diversi dettagli sulle condizioni detentive di Rapisarda e Sciuto, difesi dagli avvocati Pierpaolo Montalto e Goffredo D’Antona, entrambi rinchiusi nella prigione di di Billwerder, ad Amburgo. Dalle prime perquisizioni, effettuate lungo i viali della cittadina e all’interno del Gesa: la struttura detentiva appositamente allestita con l’ausilio di decine di container in occasione del G20. Fino alle tante incongruenze: udienze senza la presenza di avvocati, detenuti che per settimane hanno avuto addosso gli stessi vestiti che indossavano durante l’arresto e i grossi problemi per la ricezione di lettere e libri in carcere.
Sciuto, a differenza di Rapisarda, era stato portato via mentre passeggiava insieme a un’amica all’interno di un parco. Dopo l’arresto i familiari avevano più volte sollecitato, senza risultati, la Farnesina. Anche Erasmo Palazzotto, parlamentare di Sinistra italiana e vice presidente della commissione Esteri, aveva sottoposto la questione degli attivisti imprigionati all’ambasciatrice tedesca Susanne Wasum-Rainer, durante un incontro che si è tenuto alla Camera dei deputati. «C’è un accanimento nei confronti di chi ha partecipato alle manifestazioni di Amburgo – spiegava Palazzotto -, e si ha la sensazione che si stia cercando un capro espiatorio per coprire l’incapacità di gestione dell’ordine pubblico».
In questi mesi la mobilitazione per la liberazione si Sciuto e Rapisarda ha coinvolto pure il centro sociale Liotru. In diversi muri della città sono stati affissi dei manifesti per chiedere la liberazione dei due ma sono stati organizzati anche dei momenti aperti alla cittadinanza. Dalle cene sociali a un sit-in davanti gli uffici della prefettura di Catania, in via Etnea. In mezzo anche una campagna di raccolta fondi per coprire le spese grazie al portale produzionidalbasso.com.
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