G20 Amburgo, catanesi nella prigione di Billwerder «Li abbiamo sentiti ma ci sentiamo abbandonati»

Una bottiglia che viene lanciata in aria e che sarebbe arrivata sul corpetto di un agente della polizia tedesca, durante il G20 di Amburgo. In quegli attimi Alessandro Rapisarda esce da un bar che si trova in un quartiere centrale della seconda città più popolosa della Germania. Gli agenti lo bloccano e lo accusano di essere il responsabile di quel gesto. Sono questi i motivi che avrebbero portato i poliziotti ad arrestare l’attivista catanese, arrivato al centro d’Europa per prendere parte alle manifestazioni di protesta contro il vertice internazionale sul clima. Il 25enne è stato fermato nella notte tra il 6 e il 7 luglio e in questo momento si trova nel carcere di Billwerder. Dopo alcuni giorni di incertezza sembra quindi delinearsi l’accusa nei suoi confronti, come spiega a MeridioNews l’avvocato Pierpaolo Montalto: «L’accusa è sconcertante, ovvero quella di tentativo di lesione nei confronti di un poliziotto. Aspettiamo la prossima settimana quando ci sarà l’udienza e il giudice stabilirà se confermare la misura del carcere».

«Da quello che ci spiegano i colleghi tedeschi che seguono il caso – prosegue Montalto – la polizia non si è accorta chi era stato a lanciare la bottiglia e, vedendo Rapisarda uscire da un bar, hanno ricollegato il lancio a lui. È una vicenda sconcertante». L’attivista è riuscito a mettersi in contatto con i familiari ma, come spiega Montalto, è «assolutamente provato da questa vicenda perché, lo ribadisco, si tratta di un ragazzo assolutamente incensurato e tutto questo mi pare un po’ folle».

Diversa la situazione dell’altro catanese finito in manette. Si tratta del 32enne Orazio Sciuto, difeso dall’avvocato Goffredo D’Antona. L’uomo sarebbe stato portato via dagli agenti di polizia dopo essere stato identificato mentre si trovava in compagnia di un’amica all’interno di un parco cittadino. A ripercorrere quei momenti è la sorella: «Il pomeriggio del 7 luglio si trovava in una condizione di assoluta tranquillità – spiega a MeridioNews – ma dopo il controllo dei documenti è stato portato via e adesso si trova in carcere». Come Rapisarda, anche Sciuto è all’interno della prigione di Billwerder. «Lo abbiamo sentito telefonicamente ieri mattina – prosegue la sorella nel racconto – e ha detto di stare bene. Adesso aspettiamo la decisione del giudice sperando che questa situazione si risolva nel più breve tempo possibile».

I familiari del ragazzo hanno anche provato, con scarsi risultati, anche a sollecitare la Farnesina per ottenere spiegazioni sulla vicenda. «Dal consolato italiano abbiamo avuto la conferma dell’arresto mentre la Farnesina ci ha detto di mandare una email che però hanno girato al consolato». Al momento gli unici contatti che i parenti hanno avuto in Germania sono stati quelli con il console Anton Andreas Rössner. «L’unico interlocuzione che abbiamo avuto con la Farnesina è stato quella con un’operatrice. Mio fratello ha parlato in carcere con il console e, successivamente, anche noi abbiamo avuto questa possibilità. Adesso siamo in contatto anche con il team di legali tedeschi che si stanno occupando del caso. Ovviamente parlano una lingua diversa della nostra e le comunicazioni non sono semplici. Noi, come famiglia, ci sentiamo abbandonati ma attendiamo altre risposte». Come quella relativa al capo d’accusa del quale «per adesso non sappiamo nulla», specifica la familiare.

In segno di vicinanza ai due attivisti il Centro sociale Liotru ha convocato un presidio davanti alla prefettura di Catania. Occasione per chiedere, insieme ad amici, parenti e agli stessi avvocati, la scarcerazione di Rapisarda e Sciuto. Al momento sono sei gli italiani che restano detenuti in Germania dopo il G20. Tra questi c’è anche Emiliano Puleio, originario di Partinico, in provincia di Palermo. In totale, durante la manifestazione, sarebbero state circa 300 le persone fermate dalla polizia e trasferite nella Ge.Sa.. Acronimo di un centro di detenzione temporaneo, allestito per l’occasione attraverso l’utilizzo di container. 

Dario De Luca

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