Una presentazione sobria, per pochi, di fronte al teatro Politeama, per Franco Miceli, candidato sindaco su cui sono confluite le preferenze del centrosinistra unito. Un simbolo molto schematico, con ampio spazio dedicato alla scritta Progetto Palermo, poggiato su un cavalletto da pittore sporco ancora di colori, ma ancora nessun nome. «Questa lista raccoglierà tante esperienze di persone valide che potranno dare un contributo importante alla città – dice Miceli – La parola progetto è a me congeniale. Il lavoro degli architetti è realizzare progetti anzitutto per i committenti, che in questo caso sono i cittadini di Palermo, ma anche per tutta la comunità, per costruire delle opere che portino giovamento a tutti».
Un progetto che, garantisce il candidato, non avrà tempi di realizzazione biblici e poche varianti «purché apportino dei sostanziali miglioramenti all’opera». E che si baserà soprattutto sull’idea del decentramento. «I miei primi collaboratori – continua Miceli – saranno i presidenti delle circoscrizioni. In passato tutti hanno parlato di decentramento, ma le tante proposte sono rimaste a giacere nei cassetti. In questo caso però non è uno dei dieci, venti punti del programma di un candidato, è la base, la prima cosa fondamentale». Un’opera non semplice, visto che l’implemento dei poteri delle circoscrizioni non sta al sindaco o alla giunta, ma deve per necessità passare dal Consiglio comunale. «Per questo contiamo di avere una larga maggioranza in Consiglio – aggiunge il candidato del centrosinistra – E questa lista ci potrà dare una grossa mano».
A margine della presentazione anche qualche parola su quello che si presenta come un avversario agguerrito per la poltrona di sindaco, Roberto Lagalla. «Ho grande rispetto per Lagalla e per le sue competenze – dice Miceli – Ma anche se dice il contrario, non possiamo considerare la sua come una candidatura civica. Non dimentichiamo che fino a pochi giorni fa era assessore di uno dei peggiori governi regionali della storia della Sicilia. La connotazione politica ce l’ha per forza».
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