Frana travolge villa, morta pensionata L’esperto: «La casa non doveva esserci»

«Quella casa non doveva essere costruita là». Il presidente del Consiglio nazionale dei Geologi, Gianvito Graziano, è palermitano e il costone roccioso di Monte Gallo lo conosce bene. «Tutta quell’area era già stata segnalata come ad alto rischio con un serio pericolo per la popolazione» dice a MeridioNews. Un pericolo che stamani è diventato concreto ed è costato la vita a Ornella Paltrinieri, la pensionata di 88 anni originaria di Roma ma residente a Palermo, rimasta uccisa da una frana che ha travolto la villetta in cui viveva in via Calpurnio. Un masso di 35-40 metri cubi, a causa del violento nubifragio che si è abbattuto ieri notte sul capoluogo, si è staccato dalla montagna ed è piombato nella sua camera da letto uccidendo lei e ferendo in maniera lieve la figlia e la nipote. 

Una «tragedia annunciata» dicono adesso i residenti della zona, che alle frane purtroppo sono abituati. Valanghe di fango e detriti in passato hanno spesso sfiorato le case, così come è successo lo scorso 3 settembre quando un grosso masso si è staccato dalla parete rocciosa ed è finito in strada, in via Monte Ercta, fermando la sua corsa a poca distanza da un’auto e da un’abitazione. Adesso alcune delle villette vicine a quella in cui è accaduta la tragedia sono state fatte evacuare e in molti hanno paura. 

«Negli anni passati c’era una sensibilità minore verso il tema del rischio idrogeologico. Probabilmente quelle case sono state costruire regolarmente» spiega Graziano. Insomma, nessun abuso edilizio, ma solo una scarsa attenzione al territorio. «Fortunatamente oggi abbiamo norme più stringenti che avrebbero impedito di edificare in quella zona – prosegue -. Oggi le strade da seguire sono due: o delocalizzare quelle abitazioni oppure procedere con interventi strutturali sulla parete rocciosa. Il 10 per cento del territorio dell’Isola è a rischio e il 70 per cento dei Comuni presenta almeno una situazione ad elevato pericolo». La situazione peggiore resta quella dell’area collinare tra i Nebrodi e i Peloritani, nel messinese, ma il resto dell’Isola non sta messo meglio. Una condizione di fragilità che si scontra con «la mancanza di progetti» e interventi messi in campo «con il contagocce».

«Scontiamo un notevole ritardo – dice ancora il presidente del Consiglio nazionale dei geologi -, a cui, purtroppo Palermo non si sottrae. Anzi. Tra le 14 città in tutta Italia che fanno parte del Piano per le aree metropolitane, il capoluogo siciliano è il fanalino di coda con un unico progetto per la riqualificazione dei canali idraulici, che è ancora in una fase preliminare e che è stato a lungo sollecitato». Il Piano per le aree metropolitane vedrà impegnato il Governo nazionale fino al 2020 e prevede investimenti per 1,3 miliardi di euro per la messa in sicurezza delle città. La prima tranche di finanziamenti, 530 milioni di fondi Cipe, ha già visto partire i cantieri a Genova, che si è già aggiudicata il 70 per cento dei fondi a disposizione.

«La realtà è che c’è una carenza fortissima di progetti, manca una fase di programmazione – denuncia Graziano -. Colpa anche di una burocrazia elefantiaca». Infatti, accade spesso che i Comuni, sempre più stretti tra il patto di stabilità e i minori trasferimenti statali e regionali, abbiano il timore di accedere ai finanziamenti della Cassa depositi e prestiti, che dopo cinque anni chiede indietro il denaro. Un lasso di tempo che di frequente non è sufficiente per vedere un progetto finanziato e appaltato. «Quello del rischio idrogeologico – conclude Graziano – è un tema verso cui il governo nazionale inizia ora a dimostrare attenzione, ma su cui la Regione deve fare di più. Un esempio? Il gruppo di difesa del suolo è andato avanti per lungo tempo con personale con contratti a tempo, contratti che non sono stati più rinnovati. Il Governo Crocetta si dimostra attento ai forestali, che occupano piazze e strade e sono un bacino di voti, e meno a ingegneri geologi che restano una risorsa preziosa per la salvaguardia del territorio».

Anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, se la prende con Roma e con Palazzo d’Orleans. «Siamo di fronte a una tragedia frutto di un’inaccettabile lentezza delle procedure imposte agli Enti locali per le opere pubbliche» dice il primo cittadino. Perché il bando di gara per la messa in sicurezza di quel tratto di costone è stato bandito a fine settembre 2014. Lavori per 2,5 milioni di euro, che si inseriscono in un piano complessivo di interventi «in parte già conclusi e in parte in fase di progettazione e appalto».

Intanto un sopralluogo i tecnici del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico della stazione di Palermo ha accertato che ci sono altri massi pericolanti sulla parete di monte Gallo. Una situazione di pericolo resa più grave dalla pioggia battente che da giorni cade sulla città. 

Rossana Lo Castro

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