Un maxi risarcimento per i danni prodotti dalla chiusura della A19. L’iniziativa è di un cartello di associazioni palermitane che ha deciso di mobilitarsi contro la Regione e non solo, per pretendere un indennizzo economico in seguito ai disagi prodotti dalla chiusura del tratto autostradale che collega Palermo con Catania. La vicenda è quella della frana del viadotto Himera, una frattura che ha spaccato letteralmente l’Isola a metà e che sta mettendo in ginocchio le imprese siciliane, in un «quadro già devastato dalla crisi economica». Da qui l’idea di alcune associazioni di unire le forze e chiamare tutti gli enti coinvolti a rispondere delle loro responsabilità, per far passare il messaggio che chi «ha sbagliato deve pagare». Tra loro ci sono Adiconsum Pa-Tp, Confcommercio Palermo, Confindustria Palermo, Confartigianato Palermo e Cisl PA-Tp. Con l’assistenza del legale Alessandro Palmigiano, hanno depositato oggi, presso l’organismo Adr Notariato del capoluogo siciliano, un’istanza di mediazione nei confronti di Anas, la Presidenza e l’assessorato al Territorio e ambiente della Regione siciliana, il ministero delle Infrastrutture e il dipartimento della Protezione Civile.
Per le associazioni si tratta solo «del primo passo per far valere i diritti delle imprese, dei lavoratori e dei cittadini» per i danni che subiscono dall’interruzione del ponte autostradale. Molte delle aziende associate alle sigle firmatarie hanno già avanzato richieste risarcitorie, con danni stimati mediamente in 100mila euro. «Sinceramente fare una stima complessiva dei danni prodotti dalla chiusura dell’autostrada non è semplice – dice Palmigiano a MeridioNews -. In maniera prudenziale, tralasciando i singoli professionisti e i cittadini e considerando un danno medio di circa 100mila euro a impresa, moltiplicato per un migliaio di aziende, il dato è abbastanza elevato». Per questo motivo l’azione è fatta ad ampio spettro nei confronti di tutti i soggetti che in astratto possono avere una responsabilità.
«L’idea – chiarisce – è di dialogare con loro per capire se ci sia l’ipotesi di un risarcimento bonario anche per evitare in futuro migliaia di cause che, probabilmente, nasceranno a breve». Il prossimo passo, ora, è aspettare per vedere come reagiranno i soggetti chiamati in causa a vario titolo dal cartello di associazioni che entro 30 giorni devono prendere posizione. «È chiaro che se non aderiscono alla mediazione il passo successivo sarà il contenzioso – chiarisce – Fare delle ipotesi è difficile: la mediazione nel 90-95 per cento dei casi ha esito negativo, e questa è una situazione molto complessa. Il nostro obiettivo, ad ogni modo, è dare un segnale, facendo presente che ci sono parecchi soggetti che hanno avuto dei danni, alcuni aziende addirittura sono fallite. Non stiamo a vedere – conclude – l’importante è lanciare il messaggio che chi ha sbagliato deve pagare».
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