Forza Italia, il derby Milazzo-Romano deciso a Messina Il fattore De Luca all’ombra del patto della Madonnina

Con Forza Italia in caduta libera a livello nazionale, il dato siciliano fa sorridere soprattutto il suo corodinatore regionale Gianfranco Micciché. Il partito di Berlusconi – che in questa tornata elettorale poteva contare anche sui candidati e sul sostegno dell’Udc, e sull’appoggio esterno degli autonomisti – ottiene nell’Isola il miglior risultato d’Italia. Chiude con un 16,99 per cento che gli permette di superare per un soffio il Partito democratico, ma viene superato per la prima volta dalla Lega (oltre che doppiato dal Movimento 5 stelle, ma questa ormai non è una novità). Altra buona notizia per il presidente dell’Ars è l’elezione di Giuseppe Milazzo, voluto fortemente fino a provocare la spaccatura del partito con la fuoriuscita del gruppo catanese guidato dal sindaco Salvo Pogliese. Il derby tra Milazzo e l’altro palermitano, l’ex ministro centrista Saverio Romano, lo vince il primo grazie soprattutto all’exploit ottenuto a Messina e Palermo. Nel resto dell’Isola, infatti, è Romano a prevalere o quantomeno pareggiare. 

Le buone notizie finiscono qui. L’ondata di astensionismo senza precedenti (sei siciliani su dieci non sono andati a votare, 690mila in meno rispetto alle Politiche di un anno fa, circa 300mila in meno rispetto alle Europee del 2014) miete vittime anche in Forza Italia. Eppure, un dato lascia pensare che i voti persi dal partito di Berlusconi siano transitati anche in larga parte alla Lega: nell’Isola infatti Forza Italia lascia per strada 200mila preferenze rispetto al 2018, mentre Salvini, malgrando l’astensionismo, ne guadagna esattamente altrettante, 200mila. 

Guardando ai dati dei singoli candidati, provincia per provincia, emerge come alle spalle di Silvio Berlusconi, che in Sicilia resta il più votato tra gli azzurri con 74.871 preferenze, lo scarto di Milazzo su Romano sia di appena 1.500 voti. La vittoria porta la firma dei messinesi Cateno De Luca e Dafne Musolino, con cui Micciché ha siglato un’alleanza che, nelle speranze del sindaco di Messina, dovrebbe portarlo a diventare candidato del centrodestra alla presidenza della Regione. La differenza più marcata tra Milazzo e Romano si registra infatti nel Messinese (+10mila voti). Il capogruppo di Forza Italia all’Ars stacca il rivale anche a Palermo (+7mila) e, in misura decisamente minore, a Ragusa (+300). È sostanzialmente un pareggio nelle province di Siracusa e Caltanissetta. Mentre Romano sopravanza Milazzo nettamente ad Agrigento (+9mila), Catania (+5mila) dove poteva contare sull’appoggio dei centristi Pino Firrarello, Giuseppe Castiglione, Raffaele Lombardo e Giovanni La Via, e a Enna (+1.300 voti). È lo stesso Cateno De Luca a sottolineare il fattore Messina, passando immediatamente all’incasso: «Il cosiddetto patto della Madonnina, grazie alla mediazione di Sicilia Futura, ha consentito a Giuseppe Milazzo di superare Saverio Romano, aprendo dei nuovi scenari per i prossimi assetti della giunta regionale e della presidenza dell’Anci Sicilia». 

Salvo Catalano

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