Il settore della formazione professionale è destinato a vivere perennemente sotto i riflettori. Che siamo un Paese di allenatori del pallone è un fatto risaputo. Quali i risultati? Scarsi. Una consuetudine che non si sottrae neanche in Sicilia dove il neo assessore regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale, Nelli Scilabra, è già sott’accusa. E perché poi? Un vero mistero.
A pochi giorni dall’insediamento della giunta del presidente della Regione, Rosario Crocetta, piovono già le prime critiche. Gratuite, provocatorie, speculative? Può darsi. Quel che stupisce è che si critica uno scienziato prestato alla politica con la stessa semplicità con la quale si critica una studentessa universitaria gratificata al ruolo di assessore regionale. Gioco delle parti o cos’altro? E’ opportuno, a nostro avviso, sottolineare che di tempo per criticare ne abbiamo, e tanto. Quello che manca, oggi, è il tempo per riparare gli errori mutuati dal precedente Governo regionale.
Torniamo a dedicarci al settore della formazione professionale. E lo facciamo col piglio di chi, da oltre sette mesi, segue con certosina quotidiana attenzione gli sviluppi e le involuzioni della formazione professionale. Cominciamo col dire che noi apparteniamo a quella schiera di analisti che attribuiscono al trio delle meraviglie grosse responsabiltà nel fallimento del progetto riformista. Ribadiamo che l’unica novità è stata costituita dal finanziamento del settore della formazione professionale con risorse comunitarie anziché regionali. Lo scopo era quello di risparmiare riducendo l’impegno finanziario nel settore. Peccato che è successo tutto il contrario. Circa 40 milioni in più investiti con mille dipendenti licenziati e altrettanti assunti.
Tutto secondo programma? Pare di sì, dato che di mezzo c’era la campagna elettorale per il rinnovo del parlamento regionale. Quindi un pirandelliano “gioco delle parti”? Proprio così. Il trio costituito dal già presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, dal già dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale, Ludovico Albert e dal già assessore regionale al ramo, Mario Centorrino hanno promosso e sottoscritto l’accordo della “buona formazione”. Il documento che ha aperto la strada al papocchio dell’Avviso 20/2011.
Sarebbe ingiusto non rilevare che altri protagonisti hanno contribuito alla costruzione del bando messo sott’accusa da tantissimi operatori che hanno alimentato un contenzioso senza precedenti. Tra questi, le parti sociali, le associazioni datoriali Forma e Cenfop e le organizzazioni sindacali. Per la verità, non tutti i sindacati hanno firmato il patto della vergogna. Un accordo sottoscritto e mai rispettato. Ma poco cambia. Non cambia la responsabilità per via di altre scelte governative non contrastate.
Come nel caso dell’introduzione nel settore della formazione professionale della Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd). Uno strumento, introdotto in un sistema fondato dal finanziamento pubblico e aperto alle società di capitali, che ha duplicato e modificato il sistema di gestione interna dei processi di mobilità del personale. Stessa sorte è toccata alla delibera di giunta n. 350 del 4 ottobre 2012. Un provvedimento che aveva restituito fiducia e speranza ai circa 10 mila lavoratori della formazione professionale. Ed invece i fatti hanno dimostrato che è stata una burla, una presa in giro bella e buona.
I mille licenziati ne sono la riprova. Altro che accordo per salvaguardare gli esuberi nascenti dall’introduzione del parametro unico di finanziamento! Uno strumento, quest’ultimo, che d’un colpo ha messo alla stessa stregua gli Enti storici con gli Enti nati negli ultimi cinque anni. Cioè allo stesso livello Enti presenti da trent’anni con un carico di costo del personale non indifferente con Enti e società privi di personale assunto a tempo indeterminato. Una scorrettezza voluta e determinata a tavolino.
Erano risaputi gli effetti devastanti a danno del personale. Un lavoratore con 25 anni di anzianità, per capirci, costa molto di più di un collega con meno di cinque anni di lavoro subordinato. Che fosse un modo per far guadagnare a taluni sottraendo gli Enti formativi ad altri? Può darsi. Oppure dobbiamo pensare che in questa Sicilia si deve continuare a non rispettare oltre alle leggi anche il Contratto collettivo nazionale di lavoro del settore della Formazione professionale.
Per la verità, l’obiettivo di neutralizzare le leggi regionali di settore è riuscito. Ora, in tutto questo casino politico-amministrtivo, cosa c’entra Nelli Scilabra? Niente. Ha il solo difetto di essere giovane, attivista del Pd e poco avvezza al settore. Ma siamo certi che costituiranno fattori negativi per l’azione politica?
Noi che siamo stati fortemente critici per le scelte dello scorso Governo regionale nella formazione professionale non riteniamo opportuno prestarci a critiche premature e fuori luogo. Almeno in questa prima fase di start-up. Semmai siamo curiosi di conoscere quale sarà la scelta del presidente regionale, Rosario Crocetta, per la poltrona di dirigente generale al ramo. Ruolo che in Sicilia vale anche come Autorità di gestione del Fondo sociale europeo (Fse).
E’ chiaro però che attendiamo il giovane assessore alla Istruzione e Formazione professionale alla prova del nove. Dovrà tracciare nei prossimi giorni le linee guida per la riorganizzazione del settore. Dovrà dirci cosa intenderà fare con la legge 24 del 6 marzo 1976 e con le discrasie incancrenitesi nel settore. Dovrà assumere posizione sul futuro dell’Avviso 20/2011.
Siamo anche convinti che l’attuale dirigente ad interim del dipartimento al ramo, Anna Rosa Corsello, resterà ancora per poco, il tempo necessario ad arginare, o tentare almeno, il rientro delle risorse comunitarie a Bruxelles. Ed allora, attendiamo di capire chi ricoprirà il ruolo di dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale. Così come siamo curiosi di conoscere la composizione dell’ufficio di gabinetto e della segreteria tecnica, strutture di diretta collaborazione dell’assessore. Solo allora potremo capire quanto sarà autonoma Nelli Scilabra dal suo partito.
Se rivoluzione sarà, per usare una parola cara al presidente della Regione siciliana, ce ne accorgeremo dalla discontinuità che il Governo Crocetta saprà dare partendo proprio dalle scelte dei prossimi giorni. Decisioni, tra le altre, che interesseranno proprio la composizione degli uffici a supporto dell’assessore Scilabra. Di certo non ci sottrarremo dal formulare eventuali critiche, ma a tempo dovuto.
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