Formazione, pressioni romane sul nuovo bando pubblico?

Si susseguono, in questi giorni, gli incontri tra amministrazione regionale e parti sociali sulla riforma della formazione professionale della Sicilia. Fiumi di chiacchiere. Forse un modo per trascorrere il tempo e per non concludere nulla? Non esattamente. Dietro ci potrebbe essere una strategia. Per “confondere le acque”. E, magari, per gettare le basi per un nuovo bando pubblico. Magari per accontentare questo o quel politico.

Quali interessi potrebbero nascondersi dietro il nuovo bando? Proviamo a capire quello che potrebbe succedere. L’insistenza dell’amministrazione regionale nel dichiarare priva di copertura finanziaria la seconda annualità dell’Avviso 20/2011 giustificherebbe la necessità di un nuovo bando. Di questo passaggio non si conoscono ancora i contenuti, i tempi, le modalità e i destinatari. Come scontato appare l’obiettivo di smantellare l’attuale modello formativo regionale.

In che modo? Facendo fuori, per esempio, gli Enti legati con un certo passato politico. E ritagliando, così, lo spazio a organismi rispondenti ai nuovi padroni della politica nazionale e isolana. E, tanto per cambiare, Roma sarebbe già pronta a ‘saccheggiare’ la Sicilia anche arraffando ‘pezzi’ di formazione professionale.

Quanto ai lavoratori, il disegno è già bell’e pronto: basterebbe svincolarli dagli Enti da cacciare via. Per loro il futuro s chiama precarizzazione. Si dovrebbe cominciare con l’annunciata “formazione del personale”: il licenziamento e l’indennità di 600-800 euro al mese. Poi il resto verrebbe da solo. Anche su questa partita, il tentativo in corso, ovvero imporre una sorta di riqualificazione di tutta la platea dei lavoratori, avallerebbe, insomma, il diabolico proposito.

Si delineerebbe, cioè, con contorni sempre più chiari e nitidi, la volontà di proseguire l’azione demolitoria del sistema formativo regionale, iniziata con la cosiddetta “buona formazione” di Raffaele Lombardo, Mario Centorrino e Ludovico Albert. Cambiano i protagonisti al Governo della Sicilia, ma non cambiano gli obiettivi. Se non altro perché di mezzo c’è sempre il Pd, punto di sintesi tra il vecchio Governo Lombardo e il Governo Crocetta.

Con il famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo-Albert-Centorrino) la formazione professionale è entrata in crisi , subendo i primi contraccolpi con Enti “cacciati” dal settore o trasformati in società di capitali e, in alcuni casi, posti anche in liquidazione o in amministrazione straordinaria. Un regno, quello della formazione professionale, abbandonato dal trasformista Lombardo e consegnato nelle mani del Pd, partito sconfitto alle elezioni del 2008 e ritrovatosi al governo della Regione siciliana grazie al ribaltone lombardiano.

Oggi, da ‘vincitore’ delle elezioni dello scorso 28 ottobre (‘vincitore’ si fa per dire, visto che ha perso 200 mila voti circa grazie all’alleanza con Lombardo) , il Partito democratico prosegue la demolizione del settore della formazione professionale. E lo fa con tutti i crismi, da protagonista. Altro che formazione di qualità!

La riforma paventata attraverso gli annunci di pseudo esperti al seguito del giovane assessore, Nelli Scilabra, è lo specchietto per le allodole utilizzato per avallare una corsia preferenziale per chissà chi . Ciò che stupisce in questa corsa alla distruzione degli Enti formativi e del futuro di 10 mila lavoratori è la faida tutta interna al Pd.

Su questo fronte cominciano a venire fuori le prime indiscrezioni sul perché il Governo regionale avrebbe deciso di bloccare la seconda annualità dell’Avviso 20/2011. A quanto pare, ci sarebbero degli Enti, “addirittura alcuni non siciliani”, che dovrebbero entrare a far parte della “giostra”, della formazione professionale siciliana.

Insomma, oltre al bilancio della Regione, consegnato ai romani, anche un ‘pezzo’ d formazione professionale dovrebbe essere consegnato ad ‘amici’ della Capitale. Sulla pelle di una parte dei diecimila lavoratori siciliani, ovviamente.

Si profilerebbe uno scenario già visto: la Sicilia barattata per interessi politici romani.

Sembra che tutto sia legato ad una sorta di “faida”interna al Pd siciliano che ha visto cambiare il rapporto di potere al proprio interno. Fuori pezzi grossi come Nino Papania e Francantonio Genovese, caduti in disgrazia, e dentro Beppe Lumia col codazzo di parlamentari fuoriusciti dal Pd e rifugiatisi ne “Il Megafono” di Crocetta.

Se le indiscrezioni dovessero, nelle prossime settimane, trovare riscontro si abbatterebbe in Sicilia uno tsunami sociale. Oltre dieci mila famiglie si ritroverebbero senza lavoro, senza futuro, catapultate nella povertà. Un dramma sociale dai costi altissimi per accontentare, come emergerebbe dalle citate indiscrezioni, i soliti interessi di pochi.

 

Giuseppe Messina

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