A pochi mesi dalle nuove elezioni regionali, una nuova indagine getta ombre sui rapporti tra la politica e il settore della Formazione. La procura di Marsala ha ordinato la perquisizione a carico di dieci persone indagate a vario titolo di induzione indebita a dare e promettere utilità, falso, traffico d’influenza e reati in materia elettorale. Nell’inchiesta è coinvolto anche Nino Papania, già senatore e deputato regionale originario di Alcamo. A metà anni Duemila, all’epoca del secondo governo Cuffaro, entrò all’Ars come componente del gruppo parlamentare della Margherita, più lunga l’esperienza a palazzo Madama, dove Papania è rimasto dal 2005 al 2013. Per lui le accuse – stando al decreto di perquisizioni firmato dalla pm Maria Milia – comprendono i reati di truffa nell’ambito delle erogazioni pubbliche, traffico di influenze, falso e reati elettorali. La procura ha inviato la guardia di finanza sia nell’abitazione che nella segreteria politica di Papania.
Il 62enne non è l’unico politico coinvolto. A essere indagati sono infatti anche il consigliere comunale di Marsala Michele Maurizio Accardi, Angelo Rocca, Ignazio Chianetta. I due oggi sono esponenti di Via, movimento nato in provincia di Trapani nel 2020 e di cui Papania è coordinatore regionale. Indagato anche Manfredi Vitello, il direttore generale del Cesifop, uno degli enti del settore della Formazione finiti sotto la lente degli inquirenti. I magistrati sospettano anche un coinvolgimento dell’Ires di Palermo e dell’Eris di Catania. Nell’indagine sono finiti anche Rosa Maria Casano, che è la madre di Chianetta; Sara Accardi, figlia del consigliere marsalese, Pietro Gatto, Salvatore Montemario e Calogerino Forniciale.
Secondo gli inquirenti, Papania, Rocco e Chianetta avrebbero agito in modo tale da avocare sé «atti direttivi, amministrativi e gestori di tre enti regionali» con l’intento di condizionare la partecipazione ai corsi di formazione, finanziati da fondi europei e regionali, a favore di una platea di persone a loro vicine. A essere influenzate sarebbero state sia le liste dei discenti che quelle dei tutor e dei formatori. In alcuni casi i docenti reclutati avrebbero prodotto documentazione ad hoc per attestare falsamente il possesso dei titoli necessari. Nell’inchiesta è finito anche un presunto scambio di voti: da una parte la garanzia di percezione di indennità e misure di sostegno pubbliche, dall’altra la corresponsione di denaro o la promessa di consenso elettorale. Il voto di scambio, per la procura di Marsala, avrebbe riguardato sia tornate già passate, come le Comunali di Petrosino, che future. In qusto caso il riferimento è alle prossime Regionali d’autunno.
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