Formazione: il Governo Crocetta e il “cul de sac” della riforma

Incapace di interpretare le istanze dei lavoratori della formazione professionale, il Governo di Rosario Crocetta mostra tutti i suoi limiti. Nel tentativo di imporre un nuovo corso politico, il presidente della Regione e gli assessori Ester Bonafede (Lavoro), e Nelli Scilabra (Istruzione e Formazione professionale), si sono impantanati in una situazione di chiara precarietà, dalla quale difficilmente riusciranno a trovare la giusta soluzione.

L’ostinazione del trio “dei sogni e dei rinvii”, CSC (Crocetta, Scilabra, Corsello), di perseguire la strada del nuovo avviso pubblico con propedeutica riqualificazione di circa 9 mila lavoratori rischia di far chiudere il settore. Secondo indiscrezioni raccolte dalla redazione, sarebbero diversi i motivi che giustificherebbero le difficoltà dell’implementazione del ‘Piano giovani’ così come pensato dall’esecutivo regionale.

Le ragioni del flop annunciato sarebbero emerse proprio in occasione dell’insediamento del tavolo di Governance del citato Piano. Infatti, lo scorso 22 aprile, presso la Sala Rossa dell’Assemblea regionale siciliana (Ars), si è tenuto l’incontro tra i rappresentanti del Governo regionale e i funzionari della direzione generale Occupazione della Commissione Europea, dei Ministeri della Coesione economica, del Lavoro, nonché dell’Economia e Finanze.

Dall’incontro sarebbe emersa l’inadeguatezza della proposta presentata dal Governo regionale finalizzata, lo ripetiamo, alla redazione di un nuovo bando in sostituzione della seconda annualità dell’Avviso 20/2011, anticipato da un periodo di 5 o 6 mesi di riqualificazione per circa 9 mila lavoratori.

Sempre dalle indiscrezioni sarebbero emersi fortissimi dubbi sulla proposta. L’Igrue (Ispettorato Generale per i rapporti finanziari con l’Unione Europea) ha precisato che, per avviare le azioni contemplate nel ‘Piano giovani’ sarà necessario che la Regione siciliana si doti di un Portale specifico che possa monitorare i flussi dei dati. Un sistema che risponda a criteri di chiarezza, elasticità, efficacia, efficienza e funzionalità. In caso contrario non è pensabile parlare di avvio della riqualificazione o di nuovo bando pubblico.

Peraltro, dalle informazioni raccolte, sembrerebbe che non esista alcuna bozza di avviso. Addirittura i rappresentanti del Governo avrebbero chiesto “aiuto” ai funzionari del Ministeri del Tesoro e del Lavoro per scrivere uno ‘straccio’ di Avviso. Certo che, se dovesse essere vera questa notizia, ci troveremmo di fronte ad una sonora figuraccia della Sicilia nei riguardi di Roma e Bruxelles.

Intanto, ad oggi, il Governo ha rinviato ogni incontro con le parti sociali, segnale inequivocabile di una programmazione che non c’è. E poi va aggiunto che, sembra cosa certa, la Commissione Europea ritiene oramai la Sicilia una Regione inaffidabile, al punto tale da costringere il funzionario, presente al tavolo di Governance, a raccomandare al Governo regionale di ponderare bene i propositi.

Sempre secondo le indiscrezioni pervenute, parrebbe che la linea dell’esecutivo regionale sia stata sonoramente bocciata dall’UE. O almeno sensibilmente ridimensionata. Per improvvisazione e incapacità di produrre una concreta proposta. Il Governo Crocetta, insomma, avrebbe scoperto la propria debolezza progettuale. In pratica, l’ostinazione nel considerare tramontata l’esperienza dell’Avviso20/2011 ha condotto il Governo regionale in un cul de sac.

Intanto le settimane passano e, alle chiacchiere, il “Trio dei sogni e dei rinvii” aggiunge altre chiacchiere fatte di buoni propositi, slogan, ma anche di sterili testimonianze di solidarietà. Una maniera singolare e mortificante che pregiudica i livelli occupazionali di tutto il sistema formativo regionale.

Eppure il precedente Governo regionale, guidato dall’ex presidente Raffaele Lombardo e dal famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert, Centorrino), dopo mesi di trattative e incontri con le parti sociali, un percorso fattibile lo aveva pure realizzato, attraverso il piano triennale delle attività formative finanziato con risorse comunitarie, con l’Avviso 20/2011. Questione, questa che, in diversi precedenti articoli, abbiamo sviscerato per rimarcare quanto l’azione del Governo Crocetta si sia rivelata, ad oggi, improvvisata e superficiale. Ripercorriamo brevemente alcuni momenti.

Ricordiamo agli attenti lettori che il passaggio dal Prof (Piano Regionale dell’Offerta Formativa) all’Avviso 20/2011 è avvenuto senza alcuna “governance” del periodo di transizione. Vicenda non di poco conto, che inchioda alla responsabilità il tiro LAC, perché ha provocato licenziamenti per oltre 658 unità di personale e determinato le pre-condizioni per la risoluzione di ulteriori rapporti di lavoro.

L’attività del primo anno del predetto avviso 20/2011 terminerà il prossimo 7 giugno 2013 e poiché nessun atto, giuridicamente vincolante per l’amministrazione regionale, è stato ancora adottato per assicurare la continuità delle attività, gli Enti, hanno avviato le procedure di licenziamento ai sensi degli art. 4 e 24 della legge 223 del 23 luglio 1991. E questo nonostante una recente nota della dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale ad interim del dipartimento al ramo, richiami la circolare 10 del 1994 che disciplina la mobilità “interna al sistema” con accesso al Fondo di garanzia regionale, evitando i licenziamenti e tutelando i livelli occupazionali.

Si precisa che, oltre 6000 lavoratori potrebbero essere coinvolti nelle procedure di licenziamento collettivo nel solo settore degli Interventi formativi. Ai quali potrebbero aggiungersi i circa mille e ottocento operatori degli Sportelli multifunzionali (i cui Avvisi 1 e 2 scadranno il prossimo 30 settembre) ed i due mila dell’Obbligo formativo (Oif).

L’attuale Governo regionale, che considera definitivamente chiusa l’esperienza Avviso 20/2011, ha prospettato al tavolo di Governance una soluzione alternativa, che comprende un nuovo bando in autunno ed un periodo di riqualificazione per oltre 9000 lavoratori di 5/6 mesi a partire dal prossimo mese di luglio. In atto, sulla proposta dell’attuale Governo, è sospeso ogni giudizio perché non si riesce a intravedere un plausibile percorso tecnico-normativo.

Ricordiamo che, durante la gestione del precedente Governo regionale, l’ex dirigente generale al ramo e Autorità di gestione del Fondo sociale europeo (Fse), Ludovico Albert, ha tracciato un percorso triennale di attività formative in sinergia con gli obiettivi generali dell’Unione Europea. Lo strumento che ha garantito, a oggi, la copertura finanziaria per la realizzazione della seconda annualità del citato avviso è il “Piano giovani”.

La conferma è data dall’approvazione formale da parte della Commissione Europea, comunicata a fine dicembre 2012 all’amministrazione regionale, del trasferimento di 452 milioni di euro dal Piano operativo Fse Sicilia al ministero del Tesoro. Somma destinata, poi, a finanziare il “Piano giovani” e tornata nella disponibilità della Regione siciliana, essendone stata riconosciuta la titolarità.

In buona sostanza, i 452 milioni di euro vengono assegnati alla nostra Regione attraverso una apposita delibera del Comitato di indirizzo e programmazione economica (Cipe), evitando in tal mondo il disimpegno automatico delle risorse. La rimodulazione attuata da Albert e condivisa con gli uffici della Commissione europea ha garantito il finanziamento della prima annualità dell’avviso 20/2011 con 286 milioni di euro, la copertura finanziaria per la seconda annualità di pari importo con il “Piano giovani” e il reperimento delle risorse necessarie sulla programmazione del Piano operativo Fse 2014/2020 per la terza annualità. Un percorso tracciato, fattibile e chiaro.

Infatti, al punto 5 (durata e risorse finanziarie) del richiamato avviso, si specifica: “per i pacchetti formativi da avviare nell’annualità 2012 è disponibile l’importo complessivo di euro 286.602.073 a valere sul Piano operativo Fse, Asse II Occupabilità. Per le edizioni successive, le risorse del Fse potranno essere integrate da risorse a valere sul bilancio regionale”.

Emerge con chiarezza, quindi, la possibilità di ricorre, per le successive annualità, a risorse di provenienza diversa da quelle del Fondo sociale europeo. Cosa, a oggi, non è andata per il verso giusto? Semplice. Per assegnare i 452 milioni di euro del “Piano giovani” al bilancio regionale, ed entrare nella disponibilità della Regione, sarebbe stato sufficiente che il Governo regionale avanzasse formale richiesta, al ministero del Tesoro, di avviamento della procedura di trasferimento delle risorse.

Attraverso una delibera del Cipe e il placet (assenso) del “Comitato di direzione” del Piano di Azione Coesione (Pac). Della Governance del Piano, come già ricordato in precedenza, fanno parte la Regione siciliana, la Direzione generale Occupazione della Commissione europea, i ministeri della Coesione economica, del Lavoro, del Tesoro, secondo quanto disposto nella delibera di giunta n.215 del 21 giugno 2012.

Se questo è lo scenario, diviene spontaneo porsi alcuni interrogativi. Perché il governo regionale si ostina a non finanziare la seconda annualità dell’avviso 20/2011? L’assessore Scilabra ha più volte dichiarato che sarebbe pronto un nuovo bando pubblico. Sono trascorsi quasi sei mesi e non si ha traccia dell’avviso. E soprattutto, con quali tempi? L’avviso 20/2011 ha avuto dei tempi record di gestazione che hanno consentito, in quasi 9 mesi, di entrare a regime con la prima annualità di attività. Ridurre l’iter a sei mesi sarà possibile? Se l’amministrazione regionale ha chiesto aiuto a Roma, l’impresa di ridurre i tempi appare davvero difficile. Un dato sembra certo: ad oggi non c’è traccia del bando né di un gruppo di lavoro costituito all’uopo. Dubbi e perplessità che alimentano il disagio dei lavoratori che vedono sopraggiungere la scadenza delle attività senza una continuità lavorativa.

 

 

Giuseppe Messina

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