Formazione: Ecap Caltanissetta riammesso al finanziamento (o revocato… causa contenzioso?)

Riammesso l’Ecap di Caltanissetta alla fase di valutazione dei progetti presentati a valere sull’Avviso pubblico 20/2011? Secondo la magistratura amministrativa, sì! Il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) della Regione siciliana, infatti, con decisione dello scorso 25 luglio ha rigettato il ricorso presentato dall’Avvocatura dello Stato avverso la decisione in primo grado del Tribunale amministrativo regionale che aveva accolto le ragioni dell’Ente formativo, condannando l’assessorato regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale.

Così l’Ecap di Caltanissetta, come già accaduto per un altro ente nisseno, l’Enaip, ingiustamente estromesso dal finanziamento della prima annualità del citato Avviso 20, ottiene giustizia. Va ricordato che, sulla falsa riga, non dovrebbe tardare la riammissione anche altri due Enti formativi nisseni esclusi e, più precisamente, Geoinformatica e Irfap. Così la provincia di Caltanissetta, penalizzata da scelte incomprensibili poste in essere durante la gestione del “famigerato trio delle meraviglie” LAC (Lombardo, Albert, Centorrino) entro poche settimane, dovrebbe riappropriarsi del diritto all’erogazione, attraverso gli enti citati, della formazione professionale a disoccupati, disabili, giovani e donne, dopo oltre un anno di trepidazione.

Resta il dubbio che, nonostante la tutela delle ragioni, garantita dal ricorso accolto sia in primo che secondo grado, la certezza del diritto rischia di restare in bilico per l’Ecap (ed Enaip) come per Irfap e Geoinformatica. E questo dubbio va esteso a tutti quegli Enti che, alla data di pubblicazione delle “Disposizioni 2013 per l’accreditamento degli enti formativi”, hanno in corso un contenzioso o attendono una decisione da un precedente giudizio. Od ancora intenderebbero avviare una causa con l’assessorato regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale per un possibile errore dell’amministrazione. Status giuridico, questo, che diverrebbe incompatibile con il mantenimento dell’accreditamento. E non deve apparire paradossale, perché le nuove regole, contenute nelle “Disposizioni 2013…” impedirebbero proprio ogni forma di difesa.

Tornando all’esempio delle’Ente di formazione Ecap di Caltanissetta, sarà sufficiente la decisione favorevole del Cga a restituire il diritto alla ripresa delle attività formative, attraverso la presentazione dei progetti formativi già in sede di seconda annualità dell’Avviso 20 (finanziato con le risorse del Piano giovani)? Scorrendo la lettura delle nuove regole per l’accreditamento non c’è da esserne proprio sicuri. I lavoratori, dipendenti del citato ente, potranno concretamente tornare al lavoro, dopo mesi di sospensione che appare una macroscopica ingiustizia?

Dubbi e interrogativi, lo ripetiamo, potrebbero guastare il sapore della vittoria per la proprietà del citato ente nisseno. Vediamo perché. Se l’Ecap di Caltanissetta ha vinto un ricorso contro l’amministrazione regionale che lo escluso dalla valutazione dei progetti a valere sul citato Avviso 20, significa anche che ha avviato un contenzioso con l’assessorato regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale.

Intanto, l’articolo 11, lettera i) delle Disposizioni per l’accreditamento 2013 chiarisce che in caso di lite o contenzioso con la Regione siciliana, il soggetto (ente formativo) é destinatario della revoca. Ci chiediamo, allora, l’Ecap, che ha vinto due ricorsi, l’ultimo il 25 luglio, successivamente alla pubblicazione della citata norma, dovrebbe essere destinatario del provvedimento di revoca?

La verità è che dopo l’introduzione, fuori dalla concertazione con le parti sociali, della revoca dell’accreditamento in caso di liti e contenziosi con l’amministrazione regionale come indicato dal citato articolo 11, lettera i), un nuovo “strumento di persuasione” minerebbe la libertà di difendersi. Con l’aggravante che per coloro che dovessero decidere si difendersi davanti ad un giudice, vi sarebbe pronta la revoca dell’accreditamento. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, avallando il Codicillo, il punto i) sembrerebbe essere stato suggerito dal segretario generale di Palazzo D’Orleans (Monterosso), si porrebbe fuori dai diritti sanciti dalla Carta costituzionale.

Ci risiamo, quindi, provando a ragionare sull’effetto concreto dell’applicazione de “Codicillo” si scopre un altro “inghippo”. Dopo aver smascherato la bozza delle disposizioni sull’accreditamento 2013, contenenti chiari riferimenti ad alti burocrati di Palazzo D’Orleans, una decisione del Cga riapre la questione della certezza del diritto che sarebbe a rischio per via della “tagliola” introdotta dall’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra e dal dirigente al ramo, Anna Rosa Corsello.

Il settore della formazione professionale sarebbe riformato così in stile “totalitario”? Può darsi. Tutti gli enti formativi, che a vario titolo, hanno in corso un giudizio con l’amministrazione regionale finiranno cancellati dall’Elenco degli Enti accreditati?

Se così fosse, la tenuta del sistema formativo sarebbe seriamente a rischio e l’impatto sociale devastante.

Difatti, una larga parte degli enti formativi potrebbe chiudere i battenti ed i lavoratori da ricollocare al Ciapi (come vorrebbe il Governo regionale) o altrove non sarebbero più i circa 600 attuali ma almeno 3 mila.

È sufficiente ricordare che sono almeno una trentina gli enti formativi, tra cui alcuni di grosse dimensioni per ore formative assegnate e personale dipendente, ad avere in corso un contenzioso con l’amministrazione regionale per via degli “extra budget” riconosciuti tra il 2005 ed il 2010. Si tratta della vicenda legata alle integrazioni al finanziamento che l’amministrazione regionale prima ha erogato con tanto di decretazione e rendiconti chiusi e che, in questi giorni, sta provvedendo a incamerare nelle casse regionali a seguito di un’inchiesta avviata dalla Procura della Corte dei Conti che ha coinvolto diversi assessori regionali, dirigenti generali e funzionari.

L’Amministrazione , da qualche settimana, ha avviato il prelievo coatto sugli acconti spettanti agli enti formativi per le spese sostenute durante l’attività didattica erogata a valere sull’Avviso 20/2011. Peccato che lo starebbe facendo disattendendo quanto previsto dall’articolo 80 del regolamento n.1083 del 2006 che dispone il vincolo all’utilizzo delle risorse comunitarie.

Dubbi su dubbi, caos aggiunto a confusione, un’azione politico-amministrativa che sembra più finalizzata a destrutturare l’attuale assetto che a migliorarne il suo funzionamento.

È spontaneo chiedersi, a questo punto, quali motivi hanno spinto il Governo regionale ad introdurre una norma amministrativa restrittiva di un diritto costituzionalmente garantito?

L’introduzione della revoca dell’accreditamento in caso di liti e contenziosi con l’amministrazione regionale è forse pensata per “costringere” gli enti interessati alla restituzione dell’integrazione al finanziamento e, quindi (fatto grave), a desistere dal giudizio civile? Gli addetti ai lavori e gli stessi presidenti degli Enti interessati sono convinti di poterla spuntare in giudizio e riavere le somme relative all’integrazione al finanziamento, in atto trattenute dall’amministrazione regionale. In questa ipotesi significherebbe che diversi funzionari, dirigenti generali e assessori dell’epoca sarebbero costretti a sborsare di tasca propria le somme equivalenti alle integrazioni a suo tempo riconosciute.

E qui casca l’asino. Non è che il “Codicillo” sia stato creato a misura per qualcuno? Il sospetto resta.

Tra i dirigenti generali coinvolti nella vicenda “extra budget”, infatti, troviamo la dottoressa Patrizia Monterosso, oggi segretario generale di Palazzo D’Orleans (sede del Governo regionale) e, all’epoca dei fatti, dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale. La stessa citata nella bozza maldestramente (ed erroneamente) pubblicata per qualche ora sul sito istituzionale dell’assessorato regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale.

Prenderebbe sempre più corpo, quindi, il tentativo, un pò folle, ma perfettamente in linea con la Sicilia di oggi, in base al quale si crea un potere assoluto, modello “Re Sole”, in grado di mettersi in tasca anche la Costituzione del nostro Paese, come ricordato in un nostro precedente articolo.

Inoltre, nell’articolo, pubblicato dal nostro giornale lo scorso 24 luglio, dal titolo, “Formazione (di regime): chi ‘litiga’ con Crocetta e Nelli Scilabra è fuori…”, avevamo lanciato la domanda: “chi può avere suggerito tanta ‘saggezza’ giuridica al presidente e all’assessore? Nel testo che in parte pubblichiamo, alla fine del ‘codicillo’, tra parentesi, si legge: Monterosso”.

Aggiungiamo l’evidenza che, il riferimento al segretario generale di Palazzo D’Orleans è accostato proprio all’altezza della lettera i), quella contestata da sindacati ed Enti formativi, che prevede, lo ripetiamo, la revoca in caso di liti o contenziosi con l’amministrazione regionale.

In questi casi cosa succederà? Come si comporterà il governo regionale? Saranno riammessi gli enti nisseni, estromessi erroneamente (stante a tutti i ricorsi persi dall’amministrazione regionale) dall’allora dirigente generale, Ludovico Albert? Il rischio paventato è che, dopo le disastrose scelte politiche attuate dal famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert, Centorrino), che hanno “squalificato” il sistema formativo regionale anziché rigenerarlo, il presidente della Regione, Rosario Crocetta e il suo “fido” assessore, Nelli Scilabra, stiano compiendo inumani sforzi per completare l’opera di disfacimento, sull’onta di una lotta di facciata per ripulire il sistema formativo regionale da infiltrazioni delinquenziali, dalla mafia, dalla parentopoli e dall’illegalità.

Giuseppe Messina

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