Con l’arrivo dell’autunno si abbassano le temperature, ma non in Sicilia. Di stemperare i bollori nell’aria non se ne parla proprio nella più grande delle Isole. Una terra storicamente pronta agli esperimenti elettorali, ai sacrifici in nome di alleanze vincenti per le elezioni politiche nazionali della primavera prossima. (sotto, a sinistra, foto tratta da nanopress.it)
Con l’avvicinarsi della scadenza elettorale del 28 ottobre si alzano i toni dello scontro tra i candidati alla presidenza della Regione siciliana e si presentano i ‘venditori’. Ebbene sì, i commercianti del voto, gli esperti nelle tecniche di vendita. Oggetto dello scambio, come già accennato, il consenso.
Pur di ottenere il consenso diversi candidati, di tutti o quasi gli schieramenti politici (o quello che ne è rimasto) si affannano a vendere posti di lavoro nel settore della formazione professionale. E per farlo si affrettano a presentare come il più ghiotto dei bocconi proprio l’Avviso 20/2011. Il mega bando da 287 milioni di euro all’anno per tre anni che tanto ha interessato l’autorità giudiziaria e che ha prodotto un contenzioso di oltre 400 tra osservazioni e ricorsi.
E pensare che era stato presentato al mondo intero come il risultato di una profonda e radicale innovazione della formazione professionale. Trasferire la copertura finanziaria delleattività di questo settore dal bilancio regionale al Fondo sociale europeo (Fse) si può definire riforma? E poi perché ancora a metà settembre non è decollato il Piano con l’inizio delle attività formative d’aula?
Ecco giungere la risposta. Ecco che finalmente si schiariscono le idee. L’Avviso 20/2011 strumento di mercificazione, oggetto di scambio di voti, cucchiaio per tutte le minestre. Chi poteva dirlo, eppure sembra essersi verificato. Un Avviso, il n.20, che ha visto un impegno di oltre 40 milioni in più rispetto all’ordinaria somma necessaria per sostenere le spese del Piano regionale dell’offerta formativa (Prof), destinato a prestare il fianco a diversi “speculatori della politica” ai tanti “inciuciatori” che pur di essere eletti non lesinano il reato penale.
Proprio così, perché qualcuno dimentica che la promessa di un contratto a prestazione nell’Avviso 20 per il consenso è scambio di voto, reato perseguibile e punibile con la reclusione. E sono tanti coloro che in questi giorni stanno rischiando la galera per tale ragione.
L’Avviso 20 da strumento di riforma epocale rischia di divenire il peggiore tenutario del clientelismo elettorale di matrice affaristica. Per chi ne è il titolare del marchio, sarebbe il caso di cominciare a preoccuparsi.
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