Formazione, al via i corsi di scambio (elettorali)…

“E finiu a barzelletta”. Potrebbe essere il finale di una goliardica storia tra risate e pacche sulla spalla, raccontata nel cortile della comare tra pettegole e curiosi. E invece non è nulla di tutto ciò. La verità è un’altra e ben più seria. L’amara verità di una sconfitta, che non è solo politica, ma è di sistema, della società civile nel suo insieme. Una debacle vista come la sommatoria di insuccessi reiterati e diffusi nel tempo. Parliamo di un settore come quello della formazione professionale, così complesso e mai così martoriato come negli ultimi quattro anni.

Un sistema, quello formativo, arroccato su fondamenta di cartapesta e governato alla giornata, ossia alla mercé di chi “la spara più grossa.”. Proviamo a raccontarvi gli ultimi sviluppi. Intoppi e falle a non finire. A prescindere dagli attori, quelli si che si conoscono, l’Avviso 20/2011 ha mutuato una sorta di storia senza fine, che ha inchiodato tutti i protagonisti, istituzionali e non, alla responsabilità di tenere “sotto sale” circa otto mila famiglie.

I protagonisti? Intanto il principale, Raffaele Lombardo, presidente dimissionario della Regione siciliana, che ha fortemente voluto ed attuato la “riforma epocale” della formazione professionale che avrebbe dovuto qualificare il sistema e ridurre il costo complessivo del servizio formativo da erogare. Ed invece il costo da 250 milioni di euro e aumentato fino a sforare i 286 milioni che, con l’aggiunta della quota di Cassa integrazione guadagni in deroga, ha superato e di molto i 300 milioni di euro su base annua.

La qualità? Basta chiedere agli allievi che, iscrittisi molti mesi, fa attendono ancora di essere chiamati per iniziare l’attività formativa in aula. Gli operatori della formazione professionale? Nessuno è stato posto in aggiornamento o riqualificato in virtù delle nuove figure professionali in uscita previste dall’Avviso 20/2011. Alla faccia della qualità!

Però un regalo lo hanno ricevuto i lavoratori: la Cassa integrazione guadagni in deroga. Uno strumento di sostegno al reddito quando il datore di lavoro, per ragioni di calo delle commesse o crisi, sospende i propri dipendenti. Ma se la formazione professionale fonda l’attività economica esclusivamente sui finanziamenti pubblici, qualcuno saprebbe spiegare come andrebbe definita, in questo caso, la crisi momentanea?

E se un Ente formativo perde la commessa? Vanno licenziati i lavoratori, risposta scontata. Ma non è così, perché per licenziare nel settore della formazione professionale, l’altro attore di sistema, Ludovico Albert, dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale, si è dovuto inventare un groviglio di norme secondarie (decreti dirigenziali, circolari, memorandum, comunicati, etc.) per scardinare il quadro normativo regionale di settore, che non prevede il licenziamento.

Ed allora, l’assessore regionale al ramo pro tempore, Mario Centorrino, pensò di trasferire tutto il pacchetto (Enti formativi, lavoratori e finanziamento) al Fondo sociale europeo. Certo che almeno in qualità e certezza delle risorse finanziarie impiegate Centorrino affermò che il settore ne avrebbe potuto godere. Si sarebbe evitato lo schiacciamento dovuto alle ristrettezze del bilancio regionale ed alla crisi internazionale. E così fu. Peccato che a distanza di oltre un anno le cose non siano andate come sperato. Anzi. 

Il ragionamento a cosa porta? Certamente a certificarne il fallimento della “riforma epocale”, e lo diciamo da molto, troppo tempo. Ma non basta. Di solito chi ambisce a cambiamenti epocali trova la soluzione geniale per innovare nel senso di migliorare in termini di efficienza ed efficacia non appesantendo l’impatto sociale. Ma non possiamo dire che questo sia avvenuto nel settore della formazione professionale. Né ci sentiamo di affermare che gli attori, sindacati e associazione degli Enti formativi compresi, siano un gruppo vasto di sprovveduti ed incapaci. Proprio no.

Semmai, al contrario riteniamo che trattasi di soggetti, ognuno per la propria parte e ruolo, altamente qualificati e in possesso di specifiche competenze in materia. Ed allora cosa è successo? Perché il 2012 dovrà essere ricordato come il primo anno senza attività formativa in Sicilia dopo oltre trent’anni? Eppure le assunzioni continuano a esserci, eccome!

Siamo certi che i “compari di ventura” avranno saputo trovare una “sintesi comune” che ne ha giustificato l’andazzo generale. Peccato che, con ritardo, notevole ritardo, qualcuno si sia reso conto che deve cambiare atteggiamento e lo fa scendendo in piazza a protestare. E lo fa scordandosi magari che non può più essere credibile per la scelta del momento e per la scelta delle motivazioni. I lavoratori, dal canto loro, che colpa hanno? Probabilmente quella di essere stati assunti senza concorso pubblico e con lo strumento tutto italiano della “segnalazione politica”.

Qualcuno nei giorni scorsi a postato critiche ed accuse agli operatori della formazione professionale, rei di aver commesso il reato di farsi assumere per raccomandazione. Come se fosse un reato o, peggio ancora, il mancato rispetto verso gli “altri”. Ma scusate, da quanto tempo non si bandiscono i pubblici concorsi in Italia? E poi nel settore privato si è mai assunto per concorso? La segnalazione non avviene in tutti i settori economici? Ed allora di cosa stiamo parlando?

La verità è che esiste il fondato sospetto che i chilometri di ritardi accumulati dall’amministrazione attiva e dalla componente politica nell’avvio dell’Avviso 20/2011 siano stati studiati a tavolino, costituendo strumento di una comune strategia: le elezioni regionali in Sicilia previste il 28 ottobre prossimo.

 

Giuseppe Messina

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