Formazione 1/ Punto per punto il bluff della “Riforma epocale”

Nella Sicilia ubriacata di programmi e promesse elettorali si appresta a togliere il disturbo il Governo regionale più bugiardo, nelle “cose della formazione professionale”, da quando la Sicilia, almeno sulla carta, è autonoma e speciale. Va via il peggiore Governo dell’ultimo cinquantennio per le false aspettative riformatrici nella formazione professionale, per le promesse sbandierate al mondo intero e non mantenute. Un Governo che ha sistematicamente violentato il patto con gli elettori e che ha sviluppato nel settore della formazione professionale la più eclatante burla di inizio secolo: il precariato.

Sono trascorsi due anni da quando la giunta regionale, era il 4 ottobre 2010, in quattordici pagine e venti punti, approvava la deliberazione n.350 dal titolo: “Piano regionale dell’offerta formativa – Riorganizzazione del sistema formazione professionale nella Regione siciliana”. L’atto di indirizzo per l’amministrazione attiva ha rappresentato la sintesi di un confronto con le parti sociali durato mesi e mesi. Un accordo presentato da Raffaele Lombardo in pompa magna alla stampa ed esportato in ogni dove come modello di riorganizzazione al pari della sanità siciliana. Una “riforma epocale” come lo stesso Lombardo amò definirla. E non si preoccupò delle critiche piombate da certa parte sindacale, forte del consenso di tutti. Sì, di tutti coloro che avevano fiutato “ciavuru di picciuli” (affari), per usare una sfumatura mediterranea.

Peccato che a distanza di due anni quella riorganizzazione del settore non si sia mai vista e gli impegni assunti e contenuti nella delibera di giunta 305/2010 siano stati in larga misura totalmente disattesi. Un’incoerenza eclatante. Le forze politiche di sostegno, almeno nell’ultimo anno e mezzo, a Lombardo hanno volutamente tenuto “sotto sale” i principi contenuti nella delibera. Quali i partiti alleati?

Pensiamo al Pd, Mpa, Fli, Udc Mps, tutti uniti nel gestire la formazione professionale, probabilmente in maniera caotica per coltivare possibili interessi specifici. Il collante? Ludovico Albert. Geniale esperto, straordinario collegamento tra burocrazia e potere politico. Un pluralista? Non proprio. Un tecnico che ha saputo tradurre perfettamente le indicazioni delle componenti politiche.

Ma cosa non è stata attuata della Delibera 350/2010? Proviamo in sintesi a rispondere. Al primo punto è stato previsto che l’erogazione del servizio regionale degli interventi formativi avrebbe dovuto avvenire con forme di finanziamento in armonia con la legge 21 dicembre 1978, n.845, con lo strumento di programmazione pluriennale ed effettuato per il tramite di Enti formativi con almeno tre anni di esperienza nell’ambito della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976. Cosa ovviamente non accaduta dato che l’Avviso 20 non ha alcun collegamento con la legge regionale 24/1976 e ha finanziato società nate appositamente per partecipare al bando pubblico.

Al punto due c’è l’istituzione dell’Albo degli operatori della formazione professionale ai sensi della legge regionale 24/76 dove far confluire tutti i lavoratori con contratto a tempo indeterminato e assunti entro il 31/12/2008 dei tre ambiti: interventi formativi (IF), servizi formativi (SM) e obbligo istruzione-formazione (OIF). L’albo andava inteso come elencazione ad esaurimento. Per la cronaca, l’art.14 della legge regionale 24/76 prevede già l’Albo ed il suo funzionamento regolato con apposite circolari. Molto semplicemente, sarebbe bastato aggiornarlo. Ed invece hanno tentato di abrogarlo in via amministrativa.

Attualmente pende un atto di diffida extragiudiziale sottoscritto da oltre 1.100 lavoratori.

Nel terzo punto la delibera di giunta ha introdotto il parametro unico di finanziamento. Unico punto posto in essere da Albert, il dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale. Peccato però che è stata totalmente disattesa la previsione contenuta che per le sofferenze create negli Enti per effetto del parametro unico di finanziamento sono previsti finanziamenti appositi per un massimo di 12 mesi come correttivo per la garanzia dei livelli occupazionali. Peccato che proprio su questo punto il Governo e l’amministrazione attiva abbiano autorizzato gli Enti a porre il essere le procedure di mobilità ai sensi e per gli effetti della legge 223 del 23 luglio 1991, e cioè il licenziamento. Un totale sfascio sotto gli occhi di tutti.

Nel quarto punto è stato previsto che il personale in esubero rispetto a quello necessario per lo svolgimento delle attività formative poteva trovare collocazione presso altre amministrazioni o istituzioni come istituti scolastici, servizi per l’impiego o università. Nulla di tutto ciò, solamente carta straccia, lettera morta.

Addirittura il punto cinque prevedeva che il personale da impegnare nelle attività di OI F avrebbe potuto essere reclutato presso il circuito scolastico attingendo dalle graduatorie provinciali ad esaurimento secondo il Decreto Ministeriale n.42 dell’8 aprile 2009. Altra previsione strampalata e non attuata.

Il sesto punto prevedeva la creazione dei cosiddetti “poli formativi”, intesi quali aggregazioni stabili di Enti formativi con dotazione non inferiore a 10 mila ore che non siano associati in strutture di coordinamento regionale già riconosciute con decreto assessoriale. Sul punto registriamo solamente la trasformazione degli Enti formativi da associazioni senza fini di lucro in società di capitali e non in aggregati formativi.

Si è aperta con Albert una fase di acquisizioni di Enti formativi depurati di debiti e personale in esubero per realizzare non un Polo formativo, ma una o più posizioni dominanti nel mercato delle ore formative finanziate da risorse comunitarie in Sicilia.

Il settimo punto rileggendolo oggi fa solamente ridere. Prevedeva infatti il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato. Nulla di più ridicolo. Sappiamo che gli Enti trasformati in spa stanno procedendo con l’Avviso 20/2011 ad assumere il personale a gogò.

Il punto ottavo prevedeva l’estensione del fondo di garanzia a tutti i dipendenti degli Enti formativi ex legge 24/76 assunti entro il 31/12/2008. Misura rimasta inattuata anche per espressa volontà di non dotare l’apposito capitolo di bilancio di nessuna copertura.

Altra previsione inattuata è quella contenuta nel punto nove e cioè l’introduzione di misure di accompagnamento alla fuoriuscita volontaria anche attraverso incentivi per il personale in possesso dei requisiti minimi per la quiescenza. Principio evidentemente che non ha interessato alla fine nessuno degli attori firmatari dell’accordo che ha mutuato l’atto deliberativo.

Nel decimo punto la previsione di non ammissione al finanziamento degli Enti per i quali è stato accertato un debito in via definitiva dall’amministrazione attiva, è invece stato attuato eccome! Diversissimi Enti sono stati esclusi dal Piano regionale dell’offerta formativa del 2011 e dall’Avviso 20/2011. Bastava saltare un mese di Durc positivo (Documento unico di regolarità contributiva) o non avere versato la rata di trattamento di fine rapporto (Tfr) per restare esclusi. A nessuno è venuto in mente, per esempio, che se il motivo promanava dall’introduzione, sic et simpicier, del parametro l’Ente avrebbe avuto diritto al finanziamento integrativo straordinario solo per un anno. Si sarebbe potuto mitigare gli effetti negativi della riduzione del parametro di finanziamento costo ora/allievo. Ma nulla di tutto ciò è stato fatto. Anzi, si è accelerato per la fuoriuscita di molti Enti dal sistema. Scomodi magari, o solamente non allineati. Può darsi.

L’undicesimo punto è stato disatteso. Prevedeva la revisione del sistema di accreditamento e certificazione di qualità degli Enti formativi.

Il dodicesimo punto stabiliva l’inizio delle attività formative in coincidenza del calendario scolastico. La risposta è davanti gli occhi, la scuola statale è iniziata in ogni ordine e grado, ma di Avviso 20 manco a parlarne. Bugie su bugie. Fatti non chiacchiere.

Il tredicesimo punto prevedeva l’istituzione dei Centri di istruzione e formazione territoriale (Cift) con competenze in materia di controlli, ispezioni, rendicontazioni e monitoraggio. Non se ne ha notizia. Anche questa previsione caduta nel nulla.

Il punto 14 prevedeva l’istituzione dell’Ufficio stralcio che doveva servire a definire tutte le revisioni contabili arretrate.

Una barzelletta è rimasta la previsione, contenuta nel punto 15, circa il riconoscimento del credito formativo agli studenti in aggiunta al rilascio della qualificazione professionale.

Stessa sorte l’istituzione del libretto formativo, previsto nel punto 16 e rimasto disatteso.

Il punto 17 prevedeva la pianificazione concertativa tra sistema formativo e mondo delle imprese per l’individuazione delle figure professionali consone alle necessità degli imprenditori. Anche questo punto molto caro a Confindustria è rimasto lettera morta.

Nel punto 18 si prevedeva, ma non se ne è fatto nulla, la divisione dell’impegno finanziario tra risorse regionali (Form formazione di base) e risorse comunitarie (Fas formazione per ambiti speciali indirizzata alle fasce deboli e FC e P, ossia formazione continua in favore dei dipendenti delle imprese).

Dulcis in fundo, il punto 19 prevedeva la creazione di un “testo amministrativo” emanato dal dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale, anche questo disatteso. Una riforma totalmente inattuata.

Sconvolge registrare ancora oggi dichiarazioni pro riforma da parte di soggetti presumibilmente interessati a dipingere un sistema formativo moderno, efficace ed efficiente.

Dalla nostra analisi emerge un settore totalmente allo sbando e privo di regole certe. E quelle regole che sono state scritte e condivise oggi sono carta straccia. Un controsenso straordinariamente preoccupante che merita approfondimento ed attenzione nel corso del mese di ottobre. Ed è ciò che faremo.

 

Giuseppe Messina

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