Forconi, a Catania è arrivata la benzina Sospesi i riposi dei distributori, lunghe code

I Forconi sono spaccati ma la benzina a Catania è riuscita ad arrivare, tra gli applausi dei cittadini in fila da stamattina davanti ai distributori.

In via Messina come in viale Odorico da Pordenone si è ricominciato a erogare il carburante e si continuerà in tutta la città per tutta la notte. La Camera di Commercio, infatti, con decreto presidenziale, ha abolito i turni di riposo per agevolare gli automobilisti a rifornirsi.

Dunque proteste finite? Il presidente del Movimento Mariano Ferro ha annunciato la sospensione dei blocchi. «La mobilitazione però non si conclude qui – assicura. Sposteremo la lotta a Roma». In un documento inoltrato alla stampa, Forza d’urto motiva così la decisione: «non si puo mettere in ginocchio la Sicilia più di quando già lo sia già. Non era questo il nostro obiettivo». Ma è frattura tra le frange più moderate del Movimento dei Forconi e il sindacato degli autotrasportatori. Giuseppe Richichi dell’Aias, dal presidio in prossimità del casello autostradale di San Gregorio, smentisce l’annuncio del capo dei Forconi: «Mariano Ferro non rappresenta più il movimento Forza d’Urto. Un’assemblea di oggi lo ha destituito dalla presidenza. E’ fuori e quindi non può dare alcuna comunicazione» afferma.

Ma intanto i blocchi nelle raffinerie del Petrolchimico di Priolo, nel Siracusano, sono stati rimossi e sono partite le prime autobotti contenenti riserve di carburante, così come a Catania. E davanti alle pompe le file si allungano a dismisura.

La decisione della sospensione delle proteste è arrivata all’improvviso. Infatti, appena poche ore fa i manifestanti non accennavano a dare cenni di ritirata. Intorno alle 13.30, le forze dell’ordine avevano tentato di forzare il blocco di autotrasportatori e agricoltori ancora presenti al casello di San Gregorio, a Catania. «Hanno fatto togliere qualche tir, ma cerchiamo di resistere. Siamo qui tutti a terra e quando ci alzeremo sapranno che s’è alzato il popolo siciliano. Resistiamo senza violenza» raccontava Francesco Crupi dei Forconi di Paternò.

Nel primo giorno di proteste non ufficiali, dopo lo scadere – alla mezzanotte di ieri –  dello sciopero indetto dall’Aias, gli animi si sono scaldati fin dalla mattina. Nervosismo e stanchezza sono palpabili. Intorno all’una un’auto blocca il passaggio al casello, creando una fila di auto chilometrica. Fino all’intervento della polizia. «L’Aias non è niente, siamo noi che scioperiamo, Forza d’urto», dicono i manifestanti.

E file interminabili, intanto, si registrano anche ai rifornimenti di carburante della città. La situazione è drammatica: da via Zia Lisa, dove decine di auto in attesa di informazioni si accalcano fin dalle 6 di stamattina, fino al viale Vittorio Veneto dove una signora afferma: «Non sappiamo nulla, ci hanno detto che la benzina potrebbe arrivare verso l’una». La gestrice di un rifornimento Agip, zona faro Biscari, ci dice invece che è in attesa «dei rifornimenti da Gela, ma non sappiamo se sono partiti e bloccati lungo la strada, oppure fermi alla raffineria», mentre fuori la fila è lunga, e un gruppo di persone in attesa ne approfitta per fare due passaggi con un pallone. Ma in città la benzina non è mai arrivata, se non per rifornire ospedali e strutture per le emergenze, scortati dalla polizia. Stamattina dall’impianto Eni di Gela, «sono uscite solo due autobotti scortate e dirette comunque nella zona», raccontano gli addetti al deposito.

I manifestanti bloccano i cancelli di caricamento via terra dell’Isab di Priolo. Solo intorno a mezzogiorno hanno permesso l’ingresso di due autobotti (su circa 300) per caricare. Se riusciranno a uscire, saranno dirette in tutta la Sicilia e quindi anche a Catania. A meno di blocchi lungo la strada. Nel Siracusano, stanotte, solo quattro stazioni sono state rifornite da Priolo «per dare un segnale ai gravissimi disagi dei cittadini» hanno spiegato i manifestanti. Un dipendente del rifornimento Gulisano srl sulla statale 114 dichiara: «Gli animi sono caldi. Tutti vorrebbero riempiti bidoni e bidoncini, ma noi non possiamo».

Se lo sciopero è finito ufficialmente ieri, è in più di uno a dire che «non importa, noi andiamo avanti. Contro le tasse, contro il governo, contro quelli là», come dichiara Angelo Spalletta, del movimento Forza D’Urto. Chi sono quelli là? «La Serit, Equitalia. Sono peggio degli usurai, gli usurai la casa non te la tolgono come vuole fare con me la Serit» risponde Spalletta. «Perché lei non lo sa chi comanda in Italia?» intervengono subito dopo in coro, c’è chi se la prende con la corte costituzionale per lo statuto siciliano non attuato e c’è chi, come Crupi, per la prima volta, appare confuso. Ma conferma: «Certo, andiamo avanti». Non solo manifestanti al casello, anche camionisti che da giorni non possono proseguire per il proprio lavoro. Come un camionista di un’autocisterna, che è fermo da lunedì «sono diretto a Gela con l’autocisterna vuota, ma non ho nessuna notizia». Un’altro camionista, che viene dalla Bulgaria con il suo enorme tir allarga le braccia sconsolato «non so quando», risponde nel suo italiano stentato.

Sempre a Catania, Confesercenti lancia l’allarme. Anticipano che la prossima settimana scenderanno in piazza per un sit-in, per chiedere a prefetto e sindaco la sospensione per un anno di tutti i contributi. «E’ uno stato di calamità per i commercianti», dichiara Innocenza Lombardo, presidente della sede etnea. «Così ci stanno uccidendo. Devono andare con i loro tir a manifestare a Roma. Noi potremo essere lì con loro, perché condividiamo le ragioni della protesta – conclude – ma non possono continuare a bloccarci».

[Foto di Movimento dei Forconi su Facebook]

Leandro Perrotta

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