Non solo disagi ai passeggeri. La cenere vulcanica sarebbe adesso responsabile anche del licenziamento in tronco di 21 lavoratori della Katane Handling, società che gestisce il servizio di assistenza a terra agli aerei e ai passeggeri dell’aeroporto etneo Fontanarossa. Licenziati a seguito di una sanzione disciplinare, fanno sapere i sindacati. Circostanza confermata anche dall’azienda che parla di «gravi motivi disciplinari» legati agli altrettanto «gravi disservizi e disagi» procurati dai dipendenti. Ma non è così per i sindacati Cgil, Cisl e Uil che hanno chiesto, riuniti, di reintegrare i lavoratori entro 48 ore. E di fronte al prevedibile rifiuto dell’azienda, minacciano di intraprendere tutte le azioni sindacali disponibili.
Tutto comincia durante l’eruzione notturna dell’Etna del 2 dicembre scorso. A causa della cenere vulcanica, i voli in arrivo e in partenza da Catania sono stati dirottati su Palermo. Per poi rientrare quando l’emergenza cenere viene dichiarata terminata. Ma i servizi di Fontanarossa non sarebbero stati pronti a riaccogliere i voli e i passeggeri, così la Guardia di finanza va a chiedere spiegazioni dei disservizi al responsabile Katane Handling di turno al momento. «Il responsabile, per scagionarsi, ha dato la colpa ai lavoratori che si sarebbero rifiutati di restare dopo il loro normale turno di lavoro», spiega Carmelo De Caudo, segretario provinciale Filt-Cgil. Fin qui la versione del sindacato e dell’azienda sembra combaciare almeno sui fatti. Una ricostruzione della vicenda da parte delle sigle sindacali avvenuta attraverso le parole dei 21 lavoratori licenziati su 320, «perché il responsabile in questione è sparito da Catania – continua il sindacalista – E’ stato mandato a Napoli».
Secondo la versione dell’azienda, il capo turno avrebbe chiesto ai 21 dipendenti di restare oltre il normale orario di lavoro, considerata l’emergenza cenere. «Ma in realtà non solo non li ha avvisati tutti, anzi forse nessuno – racconta De Caudo – Per di più aveva già una squadra a disposizione che smontava alle 24». Senza considerare la non obbligatorietà per i dipendenti di rimanere extra-orario sul luogo di lavoro. «Il responsabile poteva applicare una comandata, con tutta la relativa documentazione scritta, e nessuno si sarebbe potuto rifiutare di restare. Specie considerato che, dei 21 licenziati, la maggior parte non ha mai ricevuto una sanzione disciplinare e ha effettuato straordinari oltre le 200 ore l’anno».
Adesso, invece, ai dipendenti viene contestato l’abbandono del posto di lavoro e l’interruzione di pubblico servizio. Un caso che, secondo Carmelo De Caudo, rischia di non rimanere isolato e ha tutto a che vedere con la scarsa capacità di gestione degli eventi non ordinari all’interno dello scalo etneo. «Il problema è stato il responsabile di turno che non ha saputo gestire l’emergenza – commenta – Si trattava di cenere, un fattore che poi non è così straordinario qui da noi. Come la neve a Milano». E proprio dal Nord i sindacati propongono da tempo di prendere spunto, per realizzare un protocollo di intesa da applicare in caso di emergenza nello scalo. «Un documento dov’è scritto nero su bianco che, fino a quando non si risolve la situazione, nessuno può andare a casa».
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