Fontanarossa, aeroporto strategico italiano L’esperto: «Più importante la rete europea»

«La domanda da porsi è semplice: qual è il ruolo dell’Italia e quale quello dell’Europa? La valutazione italiana è importante per la città e il territorio, ma la questione principale è essere o meno nella rete europea». Nonostante la recente decisione del ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Maurizio Lupi, di inserire Fontanarossa tra gli undici aeroporti strategici nazionali, per il professore Francesco Russo, esperto in trasporti, il vero problema dello scalo etneo rimane aperto.

Per il nuovo piano nazionale dei trasporti presentato pochi giorni fa, in cui trova spazio anche l’aeroporto Magliocco di Comiso, giudicato insieme ad altre 25 aerostazioni italiane di interesse nazionale, i vertici Sac e Soaco, le società di gestione rispettivamente dello scalo etneo e ragusano, esprimono forte soddisfazione. Oltre alla gratitudine «ai governi nazionale e regionale che si sono fatti carico di una giusta esigenza dei nostri territori», scrive la Sac in una nota. Ma c’è chi rimane con i piedi per terra. «La legislazione lo dice chiaramente: le infrastrutture della rete europea verranno finanziate da fondi europei e da fondi dei Paesi di appartenenza, quelle di secondo livello solo dai fondi nazionali», spiega Russo. Quindi, secondo il professore, per Fontanarossa, escluso da novembre dalla rete dei principali trasporti del continente e tagliato fuori dai finanziamenti per i prossimi dieci anni, nei fatti poco cambia.

Di altro avviso sembra essere il sindaco Enzo Bianco. «La decisione (di inserire Fontanarossa tra gli undici aeroporti strategici nazionali, ndr) dimostra – commenta il primo cittadino – l’importanza dell’aeroporto catanese, il maggiore del Sud per volume di traffico e che serve sette delle nove province dell’Isola. Questo – continua – è l’unico parametro valido per giudicare un aeroporto. Altre considerazioni, come quelle che hanno portato a escludere Fontanarossa dall’elenco Core Network Ten-T (Trans European transport network), sono evidentemente errate», conclude il sindaco.

«Quello di Bianco è il normale giudizio di un politico che guardandosi allo specchio si dice che è bravo», commenta il professore, per cui, invece, la vera battaglia da portare avanti è quella per rientrare nel Core network dell’Europa. «Soprattutto – afferma – visto che, guardando con attenzione le carte, Catania ha tutti i numeri per soddisfare i parametri richiesti». «Quello più importante è che l’aera di riferimento debba superare il milione di abitanti – spiega il docente ordinario di Trasporti all’università Mediterranea – e per la classificazione europea l’area urbana da considerare corrisponde a quella della provincia e non a quella del solo comune. Catania, quindi, rispetta il requisito definito dall’Europa. L’altro parametro – aggiunge Russo – riguarda le reti internodali». Per soddisfarlo, secondo il professore, è  importante «migliorare i collegamenti e che – aggiunge – la ferrovia che parte dall’aeroporto vada a finire non tanto in centro, ma negli altri centri dell’Isola». «Bisogna battersi, e non è impossibile, per avere la stazione ferroviaria sotto l’aeroporto, come avviene nelle grandi città europee», afferma il docente.

«Tutti possono dire che l’aeroporto è importante. In Europa, però, servono i documenti quantitativi, non tanto la presenza politica, ma quella tecnica, che dimostri la forza del territorio», dichiara Russo. E per sapere come fare, afferma che non c’è bisogno di guardare tanto lontano: «Basta seguire l’esempio di Augusta, che ha dimostrato a Bruxelles con i fatti la valenza del suo porto e ha ricevuto un risultato di grande prestigio. Eppure non ha la stessa forza politica di Catania all’interno del parlamento europeo». Secondo Russo bisogna farsi vedere, tirare fuori le carte. «Dove sono le lettere inviate per dimostrare che Catania ha i numeri richiesti? Chi ha perorato o sta perorando la causa dello scalo etneo a Bruxelles?», chiede il professore.

 

Agata Pasqualino

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