Fondazione Fava, l’eredità e l’impegno dopo Elena Resì Ciancio: «Racconterò Pippo in modo diverso»

Un evento per dimostrare che l’impegno della Fondazione Fava continua anche a nove mesi dalla scomparsa della presidente Elena Fava e per presentare la nuova organizzazione. È questo lo scopo di Luigi Lo Cascio legge Giuseppe Fava, l’appuntamento che si terrà mercoledì alle 20.30 a Palazzo Platamone in un giorno scelto non a caso. Perché il 14 settembre è l’anniversario del compleanno del giornalista ucciso da Cosa nostra il 5 gennaio del 1984 in una strada del quartiere Cibali che adesso porta il suo nome. «Andiamo oltre la data dell’uccisione per raccontare una delle figure più belle e importanti della storia cittadina», dichiara Resì Ciancio. La docente, vicepresidente della fondazione fino a quando si è spenta Elena, presidente e figlia del cronista, mercoledì si presenterà con il suo nuovo ruolo di vertice. È Ciancio a spiegare a MeridioNews la storia e gli obiettivi futuri della onlus attiva da 14 anni

La fondazione nasce nel 2002 per mantenere vivo il ricordo del fondatore del mensile I Siciliani. Archiviazione degli scritti, ripubblicazione dei libri, promozione di attività culturali ed educazione alla legalità nelle scuole sono i modi scelti dai figli di Pippo Fava, Elena e Claudio, e Resì Ciancio per riaffermare giorno dopo giorno l’esempio dell’autore. «Non conoscevo Giuseppe Fava di persona. Leggevo I Siciliani e ogni tanto a scuola i miei alunni giustificavano la loro impreparazione dicendo che erano stati al giornale», racconta Ciancio. Che tempo dopo l’assassinio del giornalista si rende conto «di quanto Catania stava riducendo al silenzio il suo lavoro di scrittore e intellettuale», spiega. È in quell’occasione che, «parlando con Elena e Claudio, decidiamo di invertire la tendenza e avviare la Fondazione», dice. 

A guidarla era Elena, che Resì Ciancio definisce «la testimonianza vivente della vita di Giuseppe Fava». «Con lei si andava nelle scuole a distribuire i testi dell’intellettuale ammazzato dalla mafia, si cercava di convincere i giovani a perseguire l’unica strada possibile per una città migliore: la legalità», continua. Da quando Elena non c’è più «a me è venuta a mancare un’amica, una figura oltremodo importante: insieme abbiamo fatto tante cose. Tra queste ci sono progetti e speranze che da quando è morta se ne sono andati via con lei», confida la neo presidente della fondazione. Che però allontana i pietismi e aggiunge: «Elena non avrebbe voluto che l’impegno della onlus finisse, per cui abbiamo deciso di riorganizzarne la struttura». E ad assumere il ruolo che è stato dell’amica è proprio Resì Ciancio. Per lei il nuovo compito «equivale a portare avanti quanto è stato cominciato molto tempo fa». 

Così ad andare nelle scuole a raccontare della lotta a Cosa nostra, di Giuseppe Fava, dell’importanza della legalità ci saranno lei, Francesca Andreozzi (vicepresidente e figlia di Elena) e l’avvocata Adriana Laudani. Con la differenza che «per Elena era un compito più semplice perché parlava comunque del padre, mentre io potrò raccontare la figura dello scrittore, del giornalista, dell’intellettuale curioso», sottolinea con un po’ di amarezza. Salvo aggiungere che anche in questa nuova visione c’è un punto di forza, ovvero «raccontare Giuseppe Fava da una prospettiva letteraria, puntando sulle sue suggestioni, sugli scritti profetici». Senza trascurare il coraggio davanti all’organizzazione criminale che lo ha ucciso. 

E sono tutti questi i nodi che verranno affrontati nell’appuntamento di mercoledì (per cui il gruppo ha ottenuto il patrocinio del Comune di Catania) a Palazzo Platamone. Lì l’attore Luigi Lo Cascio – che ha interpretato tra le altre cose Peppino Impastato nel film I cento passi – leggerà alcuni brani di Giuseppe Fava. «Alcuni sono quelli che gli ha consegnato tempo fa Elena stessa, in occasione di due eventi che si sono tenuti a Lamezia Terme e a Reggio Emilia, gli altri glieli abbiamo suggeriti noi», sottolinea Ciancio. Che precisa come l’artista si sia offerto gratuitamente di recitare passi che sintetizzano la vita dello scrittore catanese d’adozione, «probabilmente in virtù di un debito di gratitudine nei confronti di Elena». 

Cassandra Di Giacomo

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