La droga arrivava da Napoli. Mezza tonnellata di hashish e cocaina per un giro d’affari di circa cinque milioni di euro. Un asse criminale, quello tra la camorra e Cosa nostra, che resta solido come ha dimostrato l’operazione Letium 4 della Squadra mobile di Palermo. Gli agenti guidati da Rodolfo Ruperti hanno eseguito sette misure cautelari colpendo una delle più floride rotte nazionali attraverso la quale lo stupefacente arrivava nel capoluogo siciliano.
Le indagini durate complessivamente tre anni hanno documentato i buoni rapporti tra le due organizzazioni criminali e il tentativo, sempre frustrato da sequestri ed arresti, di immissione nel mercato di fiumi di hashish, provenienti da Napoli. Tra i destinatari delle misure cautelari ci sono anche Giovanni Alessi e Francesco Scimone, quest’ultimo figlio e fratello di due affiliati alla famiglia mafiosa di Brancaccio di cui anche lui fa parte. I due si sarebbero occupati dell’approvvigionamento della droga e dei contatti con i referenti dell’organizzazione criminale napoletana, rappresentati principalmente da Domenico Capuozzo, noto pregiudicato e vicino a clan camorristici.
Capuozzo rivestiva un ruolo cruciale nell’ambito dei rapporti coi compratori palermitani e un altro soggetto P. A., suo factotum, forniva assistenza sia per quanto riguarda la vendita che il trasporto in Sicilia della droga. Gli intermediari tra l’associazione palermitana e i fornitori campani erano invece i fratelli Ferro. Vincenzo, detto Renzo, ha precedenti per droga, associazione mafiosa ed estorsione aggravata, e sono noti i suoi legami con il boss Alessandro D’Ambrogio, capo del mandamento mafioso di Porta Nuova. I due fratelli si occupavano di ricevere i corrieri provenienti da Napoli e di nascondere la droga, grazie alla collaborazione di G.G. B. un insospettabile “colletto bianco”, impiegato di un ufficio di consulenza fiscale in grado di stipulare contratti di affitto di box e magazzini. Nascondigli ideali per i carichi di droga che da Napoli dovevano arrivare a Palermo.
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