Nella storia della nomina dellavvocato Antonio Fiumefreddo ai vertici di Sicilia Patrimonio Immobiliare, chi sta facendo un figurone sono i cuperliani del Partito democratico, ovvero lala del partito che in Sicilia, di fatto, è allopposizione del governo di Rosario Crocetta. I fatti sono fatti e non possono essere smentiti.
Fiumefreddo, avvocato catanese, una passione per leditoria, è lassessore regionale passato già alla storia per essere rimasto in carica per meno di 24 ore. Appena nominato, è noto, gli hanno rinfacciato rapporti strani con ambienti strani. Cose che lavvocato catanese ha sempre smentito. Ma Crocetta in persona, così come lha nominato, lha sbarellato. Per il governatore, Fiumefreddo non poteva restare nel Governo. Colpito da un processo sommario, un po stalinista, costruito sui si dice e non si dice. Senza la conoscenza delle verità, se è vero che non cè un pronunciamento della giurisdizione sulle accuse mosse allavvocato di Catania. Ma il crocettismo è anche questo: basta la parola.
Quello che non si capisce è perché, se Fiumefreddo non poteva fare lassessore regionale, adesso può invece andare a ricoprire la carica di numero uno del consiglio di sorveglianza della Spi, società regionale sulle quale, nel passato, non sono mancate le polemiche. Ai tempi di Totò Cuffaro questa società regionale ha censito i beni della Regione per la modica cifra di 80 milioni di euro. A cui si aggiunge un contenzioso ancora aperto per svariate decine di milioni di euro. È evidente che in questa nomina i risvolti economici e immobiliari si fondono con quelli politici. Il siluramento di Fiumefreddo dal governo aveva creato problemi tra il deputato regionale catanese, Marco Forzese, e il leader dei Democratici e riformisti della Sicilia, Totò Cardinale. Il parlamentare regionale ce laveva con Cardinale. A suo avviso, Totò da Mussomeli (questo il nome con il quale è noto Cardinale) non aveva difeso abbastanza Fiumefreddo. Oggi le carte si sono riappatatte.
Il governatore Crocetta e il suo mentore, il senatore Giuseppe Lumia, lavorano al rilancio del Megafono, un partito che forse cambierà nome. E che dovrebbe raccogliere tutti i parlamentari crocettiani, un bel po di assessori regionali, i transfughi di altre forze politiche (per esempio Michele Cimino ad Agrigento e Pippo Gianni a Siracusa, ma anche altra roba di bottega da prendere qua e là) e certi industriali che, più che voti, mettono panza e presenza. Il tocco finale di questa nuova armata è rappresentato dai Democratici e riformisti di Totò Cardinale. Questultimo non si poteva certo permettere di perdere Forzese a Catania.
Con la nomina di Fiumefreddo, Forzese si riavvicina a Totò Cardinale. E Cardinale è più che mai vicino a Crocetta e Lumia. Tutti insieme si preparano a rilanciare il Megafono. O forse la nuova sigla che prenderà il posto del Megafono. Dove andranno a parare non si capisce, visto che il governo Crocetta, tra crisi della formazione professionale, flop day e flop vari non brilla affatto nellimmaginario dei siciliani. Ma loro ci provano. Legittimo.
Gli elettori del Pd diranno: ma Crocetta e Lumia, tuttora nel Pd, fanno un partito alternativo al Pd? Qui il discorso si complica. Lex segretario nazionale del Pd, Bersani, bocciò sul nascere il Megafono. Ora sembra che il capo dei renziani siciliani, Davide Faraone (che è dentro il governo regionale di Crocetta), abbia convinto Renzi che Crocetta e Lumia starebbero lavorando a un soggetto politico federato al Pd. Una strana federazione, visto che questo nuovo soggetto politico sta rubando personale politico al Pd siciliano e, in prospettiva, conta pure di togliergli i voti.
Ma se a Faraone a a Renzi la cosa va a genio, tutto fila. A fare un figurone, come detto allinizio, sono i cuperliani del Pd siciliano, che si sono chiamati fuori da queste beghe e da queste botteghe. Insomma, il Partito democratico ufficiale, nellIsola, cè: e non appoggia il governo Crocetta. Questo, ormai, è il vero dato politico.
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