Fiumefreddo, il giorno dopo l’omicidio «Una vita nel disagio sociale ed economico»

E’ rimasto per venti lunghissimi minuti in stato confusionale Pietro Battiato, dopo aver ucciso la madre, Angela Zappalà. Quando, all’alba di ieri, i carabinieri di Giarre sono arrivati nella casa di via Vittorio Emanuele III a Fiumefreddo, dove poco prima si era consumato l’omicidio, il giovane era seduto con in mano il coltello da cucina, l’arma del delitto. Una lunga trattativa con le forze dell’ordine finita male, con il colpo fatale infertosi all’addome nel tentativo di suicidarsi. Inutile il tasferimento e l’operazione all’ospedale di Taormina. E’ in quei momenti che Battiato avrebbe confusamente fatto riferimento al fastidio per l’attività di cartomante della madre, quel via vai di gente che non riusciva più a tollerare. Versione confermata da una vicina di casa che ai carabinieri ha parlato di «qualche discussione tra i due proprio su questo argomento».

Ma chi viveva quotidianamente nella porta accanto, descrive una realtà parzialmente diversa. «Ogni pomeriggio negli ultimi due mesi sono stata qui per il mercatino del libro usato e non ho visto entrare o uscire persone dalla casa della signora Zappalà», racconta Cristina Cavallaro, che fa parte della Casa del popolo, attigua al civico dove è avvenuto l’omicidio. «Non so cosa succedesse di notte, ma durante il giorno la situazione sembrava normale», aggiunge. «Conoscevamo entrambi – racconta Concetto Barone, anche lui della Casa del popolo – il figlio era un tipo singolare che lavorava saltuariamente. La signora si lamentava spesso delle difficoltà economiche, della misera pensione, una volta ci ha anche chiesto aiuto per il curriculum del genero che era stato licenziato. Ogni tanto litigavano e Battiato alzava la voce, ma per cose di poco conto e finiva subito».

Madre e figlio, originari di Biancavilla, si erano trasferiti da un paio di anni a Fiumefreddo. Con loro, in un primo momento, viveva il nuovo marito di Agata Zappalà, Giuseppe Imbrogiano, 67 anni e sulla sedie a rotelle dopo aver perso l’uso di entrambe le gambe per una malattia degenerativa. Da circa un anno, però, Imbrogiano abita in una casa di cura nello stesso centro ionico. Un trasferimento tribolato, secondo fonti vicine alla coppia, sollecitato anche dal figlio nato dal primo matrimonio dell’uomo, e nel quale avrebbero avuto un peso anche divergenze sulla gestione della pensione di invalidità dell’anziano che, proprio negli ultimi tempi, avrebbe chiesto la separazione. «Ieri sono andato a trovare mio padre per informarlo di quanto successo – spiega il figlio Nunzio – Mio padre è invalido, ma perfettamente lucido. Continua a gestire autonomamente tutto ciò che riguarda l’aspetto economico».

Nel periodo in cui la coppia viveva ancora insieme nella casa di via Vittorio Emanuele, erano frequenti le visite della Croce Rossa che portava farmaci e qualche pacco della spesa. Per far fronte alle difficoltà economiche non bastava la pensione della donna, né la sua attività di cartomante – accertata dai tarocchi trovati dai carabinieri all’interno dell’abitazione – per la quale la signora sembra non chiedesse in cambio tanto soldi, ma qualche favore. La precaria situazione finanziaria, tuttavia, non è, secondo i carabinieri, la ragione che ieri ha scatenato la violenza di Pietro Battiato. «Altrimenti – sottolineano dalla compagnia di Giarre – non si spiegherebbe perché, dopo aver ucciso la madre, il giovane si sarebbe tolto la vita».

Salvo Catalano

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